La morte di una persona onesta, l’indifferenza della sua città

Comunicato Stampa

 

Venerdì 14 Marzo ho sentito la necessità di andare al funerale di Pietro Capone, freddato da due colpi di pistola alla nuca lunedì sera, per strada, sotto casa sua.

Persona onesta, incensurata, nota per le sue battaglie legali contro l’abusivismo edilizio e le irregolarità delle amministrazioni comunali.

Ingenuamente credevo che molti altri avessero sentito la necessità di esserci a quel funerale e così dimostrare fisicamente la vicinanza a una famiglia che deve affrontare una tale tragedia. Immaginavo una partecipazione massiccia, una cerimonia solenne, invece così non è stato. E’ stato negato il lutto cittadino, è stata negata la cattedrale, le autorità, sindaco e vice-sindaco, hanno presenziato in veste di normali cittadini (senza la fascia tricolore).

Non c’era nessuna rappresentanza istituzionale.

Niente associazioni, niente scuole, niente di niente.

Trecento persone, o forse meno in chiesa mentre i mezzi di comunicazione parlano di folla, un’ omelia che inneggia al silenzio e al perdono e nemmeno il coraggio di fare un corteo funebre.

Al termine della cerimonia infatti l’auto con a bordo il feretro si stava dirigendo verso il cimitero senza aspettare il corteo che “non era previsto”. Così ci ha risposto l’autista quasi sorpreso dalla nostra insistenza nel voler accompagnare una persona che si è battuta per la collettività. E se non fosse stato per l’insistenza di noi quattro “forestieri”, venuti a testimoniare la nostra vicinanza a Pietro, certamente il corteo non si sarebbe fatto. Ed è così che non più di venti persone hanno accompagnato per l’ultima volta Pietro Capone.

Mentre Gravina era assente, in quel corteo erano presenti una bandiera No TAV e il blog Venezia Laguna Nostra, perché ci sono altre persone in altri luoghi che combattono per le stesse cose per cui combatteva Pietro a Gravina. Il corteo ha attraversato una città indifferente, che continuava la sua vita normale. Perché tanto non è successo niente. Perché se ti fai gli affari tuoi campi cent’anni. Perché alla fine lui era uno che se l’è cercata. Alla fine chi gliel’ha fatto fare.

Dai bar, dalle finestre, dai locali di scommesse, dalle officine che si affacciavano sulla strada, i Gravinesi evitavano i nostri sguardi. Eppure si sa a chi davano fastidio le denunce di Pietro, e si sa anche che il problema non è l’esecutore materiale, visto che oggi in tempi di crisi si ammazza per poco. Il problema è chi sia il mandante di un omicidio di un uomo, che tra le altre cose sembrerebbe avesse evidenziato anche irregolarità commesse dagli enti locali. Se a questo si aggiunge l’assurdo rifiuto dell’amministrazione ad indire il lutto cittadino nonostante il blog Venezia Laguna Nostra lo abbia chiesto direttamente al sindaco, ci poniamo da cittadini più di qualche interrogativo.

Come diventa un dovere da oggi in poi, nel nostro piccolo, continuare tutte le battaglie per il bene comune che Pietro aveva intrapreso e che non s’interromperanno con la sua dipartita. Pietro non è morto, è nei nostri cuori, come lo sono i suoi familiari colpiti da questo indegno dolore.

 

Giovanni Ceresoli

blog Venezia Laguna Nostra

Coordinamento per la Difesa del Patrimonio Culturale Contro le Devastazioni Ambientali

 

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