Alle persone oneste

Siamo in una crisi strutturale del sistema capitalistico, tutto quello che è servito per affermarlo e legittimarlo adesso è causa del suo collasso – la macchina che è in grado di produrre l’oggetto all’infinito, quindi di abbassarne continuamente i costi aumentando i profitti diffondendo “ricchezza” intorno, la “ricchezza” necessaria ed essenziale per reggere il meccanismo che si chiama mercato – adesso “l’infinità degli oggetti” ha “finito” il mercato e non bastano di certo le “piccole tragedie” come quelle dell’Aquila a risollevarlo;

il disastro al quale va incontro il Pianeta e le battaglie in sua difesa sempre più diffuse, incominciano a compattare sempre più vasti strati di popolazione e a mettere in discussione un sistema economico, come quello capitalistico, che è diventato il paradosso e il contrario dell’economia stessa in quanto non è più un qualcosa che sostiene la vita, ma è la vita stessa di un intero pianeta che sostiene un sistema di profitto;

intere “aree geografiche” sempre più in fermento e in movimento perché non più disponibili ad assolvere ruoli subalterni ai paesi che maggiormente hanno goduto dello sviluppo capitalistico che e inoltre, ha generato fame nella parte maggiore del Pianeta spesso, anche, più ricca di risorse;

il sistema politico di gestione non ha fatto altro, nel sostenerlo, che aggravare ulteriormente lo stato di crisi del capitale e quindi, un sistema politico, non più utile nel mantenimento degli “equilibri” squilibrati.

Socialismo o barbarie – a quanto pare la strada che il potere ha scelto è quella delle barbarie! D’altro canto la politica l’unica cosa che riesce a “contrapporre” è una “resistenza” destinata sempre più ad un ruolo puramente testimoniale perché incapace di sganciarsi dalle logiche di sudditanza al capitale e che, al massimo, riesce a far arrampicare, da qualche parte, per far “reclamare” ma più che altro cercare di far elemosinare un collare da schiavo e così facendo legittima inequivocabilmente il potere stesso;

da anni, dall’ultimo tonfo conseguente all’ultimo “assalto al cielo” degli anni ’70, sempre più in molti si sono indirizzati verso una concretizzazione delle proprie aspirazioni di vita e nei fatti e in qualche modo, rappresentando un ricordo di quello spirito, ben più grande, che costruì ed animò il grande slancio popolare teso all’Emancipazione dalla schiavitù del lavoro e dal lavoro;

da anni vediamo crescere una spinta autogestionaria che si sgancia sempre più dalle logiche della politica e dalle sue strutturali divisioni-contrapposizioni riproponendo, anche se in forme spesso confuse, la necessità di ritornare sul terreno dell’organizzazione sociale solidaristica, mutualistica e di cooperazione tra gli individui e le loro forme sociali;

noi pensiamo che se si incominciasse a ragionare insieme, raccogliendo il valore delle singole esperienze, rafforzandole con un Progetto Sociale Complessivo costruito insieme, si potrebbe essere in grado di riproporre l’Emancipazione non più come pio desiderio ma come precisa realtà in movimento utile, anche, a sostenere e a dare uno sbocco di cambiamento al “fronte di resistenza” nella speranza che riacquisisca dignità sganciandolo finalmente dal ricatto padronale.

Pensiamo che la costruzione dell’alternativa concreta al capitalismo sia la massima urgenza da porre, non più solo al dibattito ma alla concretezza della quotidianità per garantire la nostra Vita e la Vita del Pianeta dalla barbarie.

Gino Ancona (seg. Nazionale sindacato Arti e Mestieri USI-AIT)

 


“Da quando le persone corrotte si uniscono fra loro per costituire una forza, poi le persone oneste devono fare lo stesso”.
Lev Tolstoj