Fra gli sputtanamenti incrociati che esplodono fra le caste, mentre il barcone affonda, ce n’è uno che deve interessarci particolarmente: quello dei sindacati confederali.
Ovviamente, in relazione agli indubbi e troppo poco noti privilegi dei sindacalisti di professione, il problema da porsi è opposto a quello che denuncia l’articolo riportato di seguito.
Il problema più urgente non è la “vergognosa” scelta di scendere in piazza ogni qualvolta è proprio impossibile evitare di rappresentare (e recuperare) la rabbia dei “lavoratori” (cioè tutti coloro la cui mera sopravvivenza è subordinata all’obbligo di un qualsiasi lavoro artificioso, insensato e nocivo) bensì le infinite volte che l’aristocrazia sindacale e burocratica, ha sabotato le lotte ed i collegamenti solidali fra i lavoratori.
Rimane comunque il valore di una denuncia documentata dei privilegi del sindacato “azienda” (quello di stato) che, non da oggi, ha svilito la difesa degli interessi dei lavoratori riducendola, nel migliore dei casi, a un servizio di “assistenza” finanziato pubblicamente e sussidiario a quelli istituzionali.
Noi, i danni nefasti del sindacalismo di professione e della collusione di interessi con gli apparati dello stato li denunciamo da sempre, a partire da quel 1912 quando fu fondato il nostro sindacato – l’Unione Sindacale Italiana – in contrapposizione con la CGdL riformista e collaborazionista.
Ora e come sempre, è necessario che le forze del lavoro si raccolgano in una forte Unione ricostruendo quel sistema di strutture di cooperazione e mutualistiche che sono l’espressione concreta della liberazione del lavoro da ogni forma di privilegio e schiavitù.
USI Arti e Mestieri in questo è impegnato e con le carte in regola.
Red.
La “casta” dei sindacati in sciopero, senza vergogna
Sciopereranno lunedì prossimo [l’articolo è del 12 dicembre 2011, quindi il riferimento è allo sciopero generale del 19 dicembre – ndr], tutti insieme, questa volta, per protestare contro l’iniquità della manovra Monti. Li vedremo per le strade e nelle piazze di tutta l’Italia, con le bandiere e gli striscioni, ma possiamo già immaginare gli slogan contro le nuove tasse, gli scarsi tagli, i privilegi, il Vaticano.
Ma i grandi privilegiati sono loro, i sindacati, che però si guardano bene dall’alzare il velo sulla loro casta. Mentre i pensionati pagano, mentre i ferrovieri e gli elettrici dei rispettivi fondi, per citarne alcuni, subiscono nuove gabelle, mentre i sottoccupati sono costretti a bagnare con 5 euro i serbatoi delle loro vetture, sperando di arrivare fino a casa, loro, i Signori del sindacato, continuano a sedere su privilegi feudali e su immense ricchezze, con la complicità di tanti, Monti compreso, che non sa, oppure, se sa, non vede e non sente.
Spigolando qua e là, cominciamo dalle pensioni, dalle “loro” pensioni, quelle dei sindacalisti, partendo dai più vecchi, i “duri e puri”. La legge Mosca, cioè la numero 252 del 1974, ormai quasi dimenticata, prorogata fino alla fine degli anni “70 per consentire a tutti, ma proprio a tutti, di avvantaggiarsene, ha permesso a decine di migliaia di sindacalisti di Cgil, Cisl ed Uil (ma non soli, anche ai partiti politici, “loro” ci sono sempre) di beneficiare dell’incredibile privilegio di costruirsi una posizione assicurativa presso l’INPS riscattando a bassissimo costo gli anni di lavoro nel sindacato o nel partito. Dal 1943 al 1964, oltre 20 anni, quindi, sono diventati “riscattabili” al costo, in euro, di circa 90 centesimi all’anno. In totale, chi ha riscattato 20 anni, ha pagato circa 16 euro!
La cosa è filata liscia come l’olio, perché la domanda la presentavano gli stessi sindacati o i partiti, la corredavano con una loro dichiarazione di responsabilità, e nella Commissione ministeriale che esaminava le domande sedevano anche i rappresentanti dei Sindacati. E voilà, il gioco è fatto, una ventina di euro per portare a casa una ventina d’anni di contributi validi a tutti gli effetti!
Nel complesso, a beneficiare di questa manna sono state, secondo alcuni dati pubblicati da Giorgio Bianco sul web, ben 37.503 persone, delle quali il 60% della Cgil (9.368 unità) o dell’ex Pci (8.081), seguiti a ruota degli ex padrini o impiegati della Dc (3.952), Psi (1.901), Cisl (3.042) e Uil (1.385). Rimangono poi altre 9,390 pensioni erogate, sempre grazie alla legge Mosca, ad appartenenti ad organizzazioni minori.
È stato calcolato, citando la stessa fonte, che il danno provocato all’erario da questo esercito di privilegiati ha superato i 25mila miliardi di lire, vale a dire 13 miliardi di euro, un po’ più della metà della Manovra Monti.
Non se ne parla quasi mai, probabilmente sono in pochi a sapere. Soltanto nel 1998 un senatore, Eugenio Filigrana, di Forza Italia, presentò una puntuale interrogazione rivolta agli allora ministri del Lavoro e delle Finanze, Tiziano Treu e Vincenzo Visco. L’uso che si fece della legge, scandalosa in sé, fu ancora più ignobile, se è vero che ne beneficiarono persino dodicenni e carcerati. Ma finì lì, comunque, con una sinistra – la legge era sua – imbarazzatissima e sulla graticola, in mezzo alla generale distrazione dei giornali.
Oggi, ai pensionati “veri”, a coloro che hanno lavorato per 40 anni, magari in fonderia, si chiede il “sacrificio”, per cui scorrono calde lacrime. Ma perché non si chiede di restituire il maltolto, almeno in parte, ai pensionati a 16 euro? Non hanno vergogna, i sindacalisti di oggi, ad andare in piazza?
Qualcuno, dei sindacalisti di oggi, potrebbe dire che in piazza ci va perché le colpe dei padri non possono ricadere sui figli.
Non è vero, ma anche volendoci credere, di partite aperte ce ne sono ancora tante, con i sindacati di oggi.
A cominciare dall’ICI, per la quale è stata dichiarata la “guerra” al Vaticano.
Già, altro che Vaticano. I Signori Sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici, perché la legge numero 504 del 1992 (c’era Amato al Governo) di fatto impedisce allo Stato di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi in questione sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono tenuti a presentare i loro bilanci, e quindi non pagano una sola lira di tasse, ed è questo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita da Stefano Liviadotti, nel suo libro sui sindacati.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, infatti, assimila immotivatamente i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Di utilità sociale? Arduo da dimostrare, oggi, alla luce dei fatti.
C’è anche dell’altro. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del fascio, senza dover pagare tasse (privilegio senza precedenti noti), secondo la legge 902 del 1977.
Con la finanziaria del 2000, inoltre, sono stati istituiti i Fondi per la Formazione, gestiti da sindacati e imprenditori. Un mare di soldi, dello Stato e dell’Europa, ma cosa succeda là dentro non è dato saperlo. Una cosa è certa. Grazie agli Enti Bilaterali i Sindacati contribuiscono a dettare le regole, che poi utilizzano, grazie agli Enti di formazione di loro emanazione. Altro che conflitto di interessi, siamo al paradosso, ma forse questo il Ministro Fornero ancora non lo sa.
Ma se non se ne sa nulla, è perché non ne può sapere nulla, perché i Sindacati non hanno l’obbligo di redigere il bilancio, non hanno l’obbligo di pagare le tasse, loro, come il pensionato novantenne che sugli 800 euro di pensione le tasse le paga, ed alla fonte.
Ma lunedì tutti allo sciopero, allo sciopero, tutti insieme, i sindacati. Contro i privilegi, hanno detto, senza vergogna, senza pudore.
http://www.bsnews.it/notizia/12409/12_12_2011_Brescia_12_dicembre_2011_La_casta_dei_sindacati_in_sciopero_senza_vergogna