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TOCCA A NOI
Carmine, Oliviero e Beppe stanno resistendo sulla torre di Milano Centrale da più di un mese. Il coraggio che hanno dimostrato non può essere svalutato con parole di circostanza e di rimostranza: è necessaria una mobilitazione diretta incisiva.
Il servizio ferroviario che stanno difendendo è un bene sociale: popolare, ecologico, efficace. Le divisionalizzazioni attuate a livello dirigenziale che hanno portato negli ultimi decenni i ferrovieri a disintegrarsi come categoria lavorativa e sociale, possono essere battute non sul piano societario, ma soltanto con azioni comuni solidali.
Azioni che devono legarsi a tutte le lotte per difendere i beni comuni che sono in atto contro la pervicacia del sistema economico-politico dominante, costretto dai tempi attuali a stringere le maglie con manovre più esplicitamente vessatorie:
- Partendo dalla solidarietà, si dovranno riscattare i licenziamenti intimidatori (Riccardo Antonini, Sandro Giuliani, Fabrizio Citi…), costringendo Ferrovie alla riassunzione.
- Va recuperata, la libertà di parola e di azione laddove è stata persa sotto la scure della cosiddetta “rottura del rapporto fiduciario” che nasconde il naziaziendalismo propagandato e praticato negli ultimi anni dai vertici.
- Bisogna ritrovare un rapporto di complicità e di mutualità con i lavoratori degli appalti ferroviari, a cominciare dai pulitori delle stazioni tenuti per mesi senza stipendio.
- E’ necessario disinnescare l’isolamento sociale e umano che produce vittime: l’alienazione e l’emarginazione, che scatenano tanta misericordia d’immagine nelle feste comandate, non hanno aiutato Claudio Mazzini, piazzalista di Bologna, morto nel gabbiotto dove lavorava la mattina del 24 ottobre 2011 per un malore.
Tale isolamento è stato imposto attraverso il cosiddetto modulo ad “agente solo”, la guida dei treni affidata ad un unico macchinista, a cui sta resistendo solo una parte della categoria, con grande fierezza e determinazione, consapevoli del fatto che la propria salute fisica e mentale è più importante e sicura di una presuntuosa tecnologia che ha dato spazio al concetto di sicurezza probabilistica in materia ferroviaria.
La tecnologia può sicuramente facilitare molti compiti, ma troppo spesso diventa strumento di allontanamento di competenze e capacità, o peggio, può rovinare direttamente beni comuni come terra, acqua e aria; ben più fondamentali di un trasporto elitario ad alta voracità.
Unire e coordinare queste lotte e questi obiettivi può significare rinunciare a incrementi economici ottenuti dalla divisione e dalla concorrenza gli uni contro gli altri, ma può farci ritornare tutti ad un senso di solidarietà reale e dunque all’antica e dignitosa solidità contrattuale comune.
Queste battaglie vanno interconnesse da subito, e sostenute reciprocamente a partire da noi ferrovieri, a cui tocca un compito diverso da tutte le altre categorie di lavoratori, sfibrati da ricatti, esternalizzazioni, delocalizzazioni, precarietà.
Abbattere le scelte dirigenziali scellerate con l’efficacia delle nostre capacità, individuali e collettive si può: attraverso lo strumento dell’autogestione.
Invitiamo tutti a scioperare dalle ore 21 del 26 gennaio alle ore 21 del 27 gennaio 2012 per il personale dei treni ( per l’intera prestazione della giornata del 27 gennaio per gli addetti agli impianti fissi).
Ferrovieri di USI Arti e Mestieri-AIT