LA RIFORMA DELLA DEMOCRAZIA
Mamma UE si è occupata ancora dei suoi amati sudditi, come al solito a loro insaputa. Due decisioni che graveranno come macigni sul loro futuro sono state avvolte dall’usuale silenzio od occultate dietro frettolosi e criptici riferimenti daparte di tutte le istituzioni, i partiti parlamentari, i sindacati “più rappresentativi” e, manco a dirlo, i mezzi d’ “informazione”. Insomma un altro esempio di democrazia “riformata”. Dopo decenni di “riforme” del welfare, dei diritti del Lavoro, delle pensioni, per continuare a riformarli ancora (…a costo di cancellarne ogni traccia) occorreva una “riforma” complessiva, sintetizzabile in un prosaico ” avere mano libera”!
Vediamo cosa ci hanno preparato i “tecnici” europei e cerchiamo di quantificarne le conseguenze per l’Italia.
1) Il 1° febbraio è stato approvato da 25 paesi il FISCAL COMPACT, esso, “ridotto in pillole contiene due regole. La prima (…) è il pareggio di bilancio, o meglio il divieto per il deficit strutturale di superare lo 0,5 per cento del Pil nel corso di un ciclo economico. La seconda regola fissa un percorso di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil: dovrà scendere ogni anno di 1/20 della distanza tra il suo livello effettivo e la soglia del 60 per cento” (Giuseppe Pisauro da lavoce.info, in Sbilanciamoci.info, 02/02/2012)
2) Il 2 febbraio è nato il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), vedi: http://pensareliberi.com/2011/12/17/mes-meccanismo-europeo-di-stabilita-un-colpo-di-stato-in-17-paesi/). Attraverso un Trattato che riguarda 17 paesi, con modalità da colpo di stato e in modo clandestino, si istituisce un meccanismo geniale di asservimento dei popoli alla grande finanza internazionale. Gli stati aderenti “dovranno” spennare i loro “cittadini” per finanziare il MES, che avrebbe il compito istituzionale di garantire la stabilità finanziaria dell’eurozona. In realtà, questo nuovo soggetto giuridico potrà, in piena autonomia, erogare prestiti agli stati stessi, ma a condizione che questi adottino gli “aggiustamenti macroeconomici” richiesti.L’Italia si impegna a dare al MES 125mld. di euro in cinque rate annuali. Se non riuscisse a far fronte a questo impegno, sarebbe soggetta a sanzioni (non specificate) più il pagamento di interessi. Nel caso la nostra crisi del debito dovesse peggiorare (per esempio se “i mercati” riaccendono la speculazione sui titoli del nostro DP, facendone precipitare il valore e schizzare verso l’alto i tassi d’interesse, magari perché non si è cancellato l’art. 18!), avremo il vantaggio di poter chiedere prestiti al MES, il quale, però, ci detterà (insieme al FMI, col quale è prevista una “cooperazione” del MES) le politiche da intraprendere.
RIASSUMENDO:
• In base al FISCAL COMPACT:
a) si dovrà mantenere il pareggio del bilancio annuale (max deficit = 0,5% del PIL, il che con un PIL in discesa si tradurrà in valori assoluti decrescenti!). Il precedente limite al deficit annuale era del 3% e, in fasi economiche meno peggiori dell’attuale, ha rappresentato un problema non solo per l’Italia. In ogni caso, questa regola comporterà un aumento dell’avanzo primario, con conseguente diminuzione delle risorse spendibili per il (non)welfare;
b) si dovrà praticare una riduzione annuale del debito pubblico pari a 1/20 della differenza tra il debito effettivo e la soglia “ammessa” del 60% del PIL. Per noi, se non sbaglio, le conseguenze sarebbero queste: il nostro DP (120% del PIL), deve dimezzarsi; in valori
assoluti, la metà di 1.900 mld = 950, che diviso per 20 si traduce in 47,5 mld. l’anno di tagli o tasse.
• Il finanziamento del MES, ci costerà 125 mld. in 5 anni, dunque 25 mld. l’anno.
IN SOLDONI (ANNUI!):
Raggiungimento e mantenimento del pareggio di bilancio = una ventina di mld.
Riduzione del DP = 47,5 mld.
Finanziamento del MES = 25 mld.
Saranno dunque, complessivamente, sottratti ai nostri servizi e redditi (e all’economia nazionale) UN CENTINAIO DI MILIARDI L’ANNO!
Con conseguente forte accentuazione della spirale “austerità”> recessione> riduzione entrate fiscali> “necessità” di nuovi tagli o tasse> ecc.
Una vera e propria auto-produzione della crisi!
E tutto ciò “richiede” l’ azzeramento preventivo di ogni residuo diritto del Lavoro, nerbo della “riforma” della democrazia.
Non si sa mai…lavoratrici e lavoratori potrebbero provare a reagire, nonostante l’orpello dei sindacati!
Sergio Casanova