Un sobrio massacro sociale: Monti e Camusso a Cernobbio

La trasformazione dello stato italiano in senso autoritario, presidenzialista e antidemocratico si rafforza ogni giorno, aggiungendo qualche mattone alla costruzione di una nuova costituzione materiale che, nel segno del neoliberismo più feroce e della cancellazione di ogni diritto sociale, tenta di normalizzare il paese in ossequio ai devastanti progetti della trojka UE-BCE-FMI. L’introduzione delle clausole di stabilità e dell’obbligo del pareggio del bilancio nella Carta Costituzionale peggiorerà ulteriormente le cose intaccando anche il diritto positivo alla sua stessa fonte. Un passo fondamentale in questa direzione è proprio la legittimazione dei licenziamenti indiscriminati che il governo Monti-Napolitano-Fornero si appresta ad incassare con l’affossamento dell’articolo 18.

Il 24 marzo Monti, sorseggiando amabilmente il caffè in compagnia di Susanna Camusso, Pierluigi Bersani e Angelino Alfano sulle rive del Lago di Como, in quel di Cernobbio, ha spostato l’asticella ancora più in basso nella direzione della sostanziale abolizione dell’articolo 18. Ha infatti dichiarato che “questa strana (sic) formula, ‘salvo intese’, significa salvo intese tra i membri del governo e il capo dello stato. Nessuno si illuda che forze importanti, che abbiamo consultato, ma esterne al governo, possano intervenire per modificarne i contenuti” (1). Difficilmente il governo, per bocca del suo capo, avrebbe potuto essere più esplicito. Altro che “paccate” di miliardi! La concertazione è finita e non ce ne è più per nessuno. Anzi, sulla concertazione è stata posta una pietra tombale. Peccato che questo esito sia stato determinato da destra, sia il frutto di un ulteriore vittoria del capitale e non di una rinnovata conflittualità sociale. Peccato anche che insieme alla concertazione se ne stiano andando, e non certo solo da ora, tutte le tutele sociali frutto di centocinquanta anni di lotte proletarie.
Naturalmente la segretario generale della Cgil è rimasta come sotto a una doccia fredda. E non tanto per il seppellimento senza fanfare dei nostri diritti e delle nostre libertà, o almeno di quel poco che ne rimane, quanto piuttosto per la definitiva morte di qualsiasi margine per una concertazione anche al ribasso e sotto il segno della capitolazione. Questo spiega anche le incrinature che si sono recentemente registrate persino all’interno della stessa maggioranza della confederazione di corso d’Italia. In questo contesto i convitati di pietra di Cernobbio, i “sindacati” complici, possono sguazzare nel loro elemento. E infatti, mentre addirittura la Uil cerca timidamente di balbettare qualcosa nel patetico tentativo di ritagliarsi un orticello, Bonanni non può che abbozzare un sorrisetto a denti stretti. Il suo imbarazzo non è immotivato: infatti lui e la sua confederazione erano stati i “coraggiosi” pionieri del nuovo modello di relazioni sindacali che per i lavoratori e le lavoratrici prevedeva unicamente una posizione a novanta gradi, ma che prometteva invece molto per i burocrati di un sindacato di ascari che si dimostrassero sufficientemente servili e scodinzolanti. Ma ora la concertazione è finita: questo modello di relazioni sindacali è stato accantonato e dichiarato obsoleto da quegli stessi poteri forti europei che si sono sbarazzati, con analoghe modalità, di Berlusconi. Questo toglie letteralmente la terra sotto ai piedi ai maggiordomi sindacali. Raffaele Bonanni può anche consolarsi guardando alle evidenti difficoltà in cui si trovano la Camusso e la maggioranza che in Cgil la sostiene. Ma si tratta di una ben magra consolazione. Come è normale nelle relazioni servo – padrone, per quanto possa essere stato fedele e pronto all’esecuzione di qualsiasi lavoro (non importa quanto sporco), un servo ormai inutile viene di solito licenziato sui due piedi senza tanti complimenti. E questa è stata appunto la sorte di Bonanni: sicuramente avrebbe pure sottoscritto ancora una volta i patti leonini reclamati dai capitalisti, ma non gli è stato concesso nemmeno questo. Adesso sarà comunque costretto a riscrivere completamente la carta dei sevizi e delle prestazioni della Cisl, se non vorrà essere definitivamente escluso dalla scena.
Non è facile prevedere come sarà lo scenario che si sta preparando. Sia un accordo del padronato e del governo con tutte e tre le confederazioni sindacali ex-concertative, sia un altro modello che escluda una ormai inessenziale Cisl saranno comunque finalizzati al tentativo di imporre la desertificazione dei diritti sindacali, la precarietà generalizzata e la misera retributiva; e all’interno di questo piano cercheranno di colonizzare la Cgil come stanno cercando di colonizzare la Grecia.
Per non lasciare proprio nessun dubbio, a Villa d’Este, sempre in quel di Cernobbio, e al forum di Confcommercio, il sobrio Mario Monti ha avuto modo di aggiungere che “le parti sociali, senza il cedolino del diritto di veto, sono importanti […], ma al loro posto” (2). Come dire, l’apoteosi dell’apologo di Menenio Agrippa: i plebei a sgobbare e a produrre e i patrizi a godere parassitariamente dei frutti del loro lavoro. Naturalmente i “plebei”, cioè il moderno proletariato, dovranno starsene ossequiosi e reverenti da parte – e possibilmente muti. Quanto al diritto di veto, sarebbe forse il caso di ricordare che esso fu una conquista degli oppressi nella lotta di classe contro l’aristocrazia oziosa dell’antica Roma. Ma forse la regressione storica che il capitale finanziarizzato ci vorrebbe imporre, utilizzando strumenti quali Monti e Napolitano, L’Unione Europea e la moneta unica, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, non è secolare, bensì millenaria!
I proletari devono “stare al loro posto” e quindi i loro interessi smettono di essere “interessi generali” e smottano nella categoria degli ”interessi particolari”. L’Europa (e l’Italia) sprofondano così nell’americanismo più deteriore, di marca reazionaria e repubblican: sono stati infatti i neoconservatori fascistoidi che hanno imposto negli Stati Uniti il pregiudizio ideologico che trasforma gli interessi della minoranza più ricca in interessi generali e quelli della maggioranza più povera in interessi particolari e che hanno trasformato il pregiudizio naturalizzandolo nel linguaggio dei media mainstream. L’Europa delle banche e dei capitali recepisce il messaggio e ne fa fondamento costituzionale proprio attraverso la demenziale imposizione del pareggio del bilancio; ma per ottenere questi risultati ha la necessità di azzerare tutti i diritti sindacali e di regalare ai padroni il diritto al licenziamento indiscriminato e arbitrario.
È per questo che devono limitare sino all’osso la democrazia e qualsiasi forma di rappresentanza, è per questo che con l’attiva (e criminale) complicità di Giorgio Napolitano stanno facendo deviare verso un presidenzialismo autoritario e regressivo il regime italiano e quelli di Eurolandia; è per questo che hanno trasformato la Grecia in una colonia dell’Unione Europea a guida franco-tedesca. Ed è per questo che si apprestano a tradurre in italiano (ma non solo) le velenose ricette che hanno somministrato tanto al popolo di Grecia quanto a quello della Val di Susa.
Si ritornerebbe così a forme di privilegio di casta non dissimili da quelle dell’ancien régime. E ci si vorrebbe ritornare per mezzo di strumenti ibridi che configurano qualcosa di simile al regime di Miguel Primo de Rivera in Spagna tra il 1923 e il 1930. I compagni della CNT-FAI definivano questa forma di dominio autoritario come dicta-blanda, (dittatura morbida), distinguendolo dalla dictadura (dittatura forte) che potevano veder applicata nel Portogallo di Salazar o nell’Italia di Mussolini, proprio perché consentiva ai rivoluzionari uno spazio d’azione meno angusto.
Bene: il regime di Monti e di Napolitano si sta configurando proprio come una dicta-blanda e sta a noi trovare forme di lotta adeguate per abbatterla. La manifestazione nazionale di Milano del 31 marzo contro il debito potrebbe costituire un primo passo in questa direzione e la resistenza dei Greci e dei Valsusini ha molto da insegnarci.
An injury to one is an injury to all!
Bruno Dem

Note:
1 – Il virgolettato è tratto da un lancio di agenzia di TM News di sabato 24 marzo 2012.
2 – Ibidem

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