Mo’ Avast’- pugliese- significa adesso basta. Queste parole le scrissi all’ inizio di un articolo l’ 11 dicembre del 2008 MO’ AVAST’: Facciamo una colletta di 100.000 euro per Riva! Ci fu un “signor commento” all’ epoca, che definì le mie notizie, “vaccate”.
E’ notizia di oggi 26 luglio 2012: “La procura di Taranto ha disposto oggi il sequestro, con il conseguente blocco delle attività, di tre aree dell’impianto siderurgico dell’Ilva a Taranto. Il gip Patrizia Todisco – secondo quanto apprende l’ANSA – ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. Sono 8 gli indagati, tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva, per i quali il gip Patrizia Todisco ha disposto gli arresti domiciliari, cinque tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva sono stati posti agli arresti domiciliari. Per i magistrati le emissioni dell’impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti.”
Metto più in chiaro come ha fatto Gianni Lannes? ILVA, SEQUESTRATE ALCUNE AREE. ARRESTI DOMICILIARI PER EMILIO E NICOLA RIVA
Il 19 giugno 2012 si sono appellati in Rete, per la circolazione di un video DAVANTI ALL’ILVA DI TARANTO: COME UN GIACIMENTO DI PETROLIO. INQUIETANTE DAVANTI AGLI SCARICHI IN MARE DELL’ILVA DI TARANTO ESISTE UNA SPECIE DI… “GIACIMENTO DI PETROLIO”. (video e commento di Fabio Matacchiera – Fondo Antidiossina Taranto Onlus). Divulga questo video e sostienici in questa difficile battaglia
Il 16 luglio 2012, esce un video, notevolmente in sordina “Governo, Regione ed enti locali, insieme per salvare l’Ilva”: Parte da oggi una corsa contro il tempo per salvare l’Ilva di taranto e migliaia di posti di lavoro. Lo stabilimento siderurgico infatti è a rischio sequestro per l’inchiesta aperta dalla Procura di Taranto per disastro ambientale.
Il 24 luglio 2012 ho scritto Siria Israele Taranto la chimica e il prezzemolo : Armi chimiche? In Italia avviene anche questo a Taranto“Nelle urine dei tarantini è stata riscontrata la presenza del piombo, sostanza cancerogena”. Lo riferisce il presidente di Peacelink Taranto, Alessandro Marescotti, citando dati presentati a Oxford in un convegno.. Anche per la diffusione di questi e altri dati in città di parla di un possibile sequestro cautelare degli impianti dell’Ilva, ipotesi contro la quale si scagliano gli operai pronti a manifestazioni di piazza e a blocchi stradali. “
Il 26 di luglio 2012 per niente in sordina arriva un altro video “Ilva, sit-in degli operai di Taranto a Roma
Un commento lasciato…al Fatto”Ma vaffanculo… che mammina idiota la prima… Si mette a norma lo stabilimento se inquina, si rispetta la 626 ecc. ma con la penuria di posti di lavoro di oggi chiedete di chiudere uno stabilimento??? Pazza imbecille.simoneislanda 28 minuti fa.”
L’ 11 aprile 2012 ho scritto Maori Maggiori tra i Minori a Taranto, dove riportavo l’ impegno incessante delle DONNE PER TARANTO conosciute su Facebook: Sull’esempio delle “DONNE DI CORNIGLIANO” e di tante realtà sparse in Italia, nasce a Taranto il comitato “DONNE PER TARANTO”. Obiettivo prioritario è contrastare la Grande Industria per tutelare il DIritto alla Salute e a una Vita Dignitosa.
Le ho ritrovate non solo nel video sopramenzionato ma in questa agenzia di stampa…L’iniziativa denominata “Taranto vuole giustizia” è già stata annunciata su Facebook: un gruppo di cittadini (in prima fila c’è Rosella Balestra del comitato Donne per Taranto) sta organizzando per giovedì 26 luglio una trasferta a Roma, dove si concretizzerà il Protocollo d’Intesa voluto dalle istituzioni per inquadrare il rapporto tra Ilva e il territorio ionico alla luce dell’emergenza ambientale. Un nuovo accordo di programma che secondo gli organizzatori del sit-in può definirsi “salva Ilva”. Ecco cosa si legge nel testo che spiega i motivi del dissenso: “Riteniamo che queste mosse siano pericolose nel momento in cui la magistratura sta per esprimersi. Noi cittadini di Taranto chiediamo solo che che le istituzioni centrali e locali abbiano più rispetto per il lavoro della magistratura e attendano le decisioni che si stanno prendendo. Leggi dell’utima ora, accordi e firme improvvisate non salvereranno Taranto. Noi chiediamo giustizia. Sarebbe importante essere in tanti: associazioni, comitati, movimenti, cittadini, ognuno con le proprie peculiarità, ognuno con le sue bandiere e i suoi striscioni, mettendo da parte divisioni e difficoltà comunicative”.
Il 14 aprile del 2009 scrivevo Sabato 18 aprile a Taranto: Legami d’Acciaio …il 18 aprile ci sarà la Manifestazione nazionale a Taranto contro le morti sul lavoro, l’attacco alla salute operaia e popolare, l’inquinamento indetta e proposta dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro bastamortesullavoro@domeus.it Riporto integralmente quanto scritto da Taranto Sociale, faccio seguire altri testi informativi e in fondo “Nu servu e nu Cristu” pubblicato da Lionardo Vigo nel 1857, che provocò il sequestro di tutte le copie dell’opera. Quanto scrivo lo dedico anche Alle mie amiche di destra come feci il 15 aprile 2008: continuano a s-fotterci, a tutte e a tutti. Ma noi continuiamo ad amarci e amarli tanto i nostri compagni, quelli in vita e quelli che non ci sono più, come Antonino Mingolla, operaio di Mesagne, morto per una fuoriuscita di gas all’Ilva di Taranto il 18 aprile 2006. E Francesca Caliolo, vedova non di professione, scriveva e c’è.
Ci aspettano a Taranto. Perchè di lavoro non si muoia , per rispettare la vita e non contare solo i morti. Chiamateli pure Legami d’acciaio.
A voi piace respirare la morte?
Doriana Goracci
TARANTO – Il gip Patrizia Todisco – secondo quanto apprende l’ANSA – ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti.La notizia si è appresa da fonti vicine all’inchiesta, anche se non ci sono conferme ufficiali.Circa 5mila lavoratori dell’Ilva di Taranto, usciti dallo stabilimento siderurgico dopo aver appreso dell’imminente notifica del sequestro degli impianti e della chiusura dell’area a caldo, si stanno dirigendo in corteo verso Taranto per raggiungere la Prefettura e probabilmente bloccare il ponte girevole.”Chiederò che il provvedimento di riesame avvenga con la massima urgenza”. Così il ministro Clini sulle misure della magistratura per l’Ilva di Taranto. “Verrà affrontata l’emergenza – continua – per almeno 15.000 persone in seguito a iniziative della magistratura che sta procedendo al sequestro e a altre misure cautelari”.FRANCESCHINI, GOVERNO VENGA A RIFERIRE IN AULA – “Ho chiesto alla Conferenza dei capigruppo che il governo venga a riferire al più presto sull’Ilva di Taranto. E mi hanno detto che questo potrà avvenire all’inizio della prossima settimana”. Lo ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Enrico Franceschini, uscendo dalla riunione dei capigruppo di Montecitorio che si è appena conclusa. E’ molto probabile che un esponente del governo verrà a riferire martedì prossimo.REALACCI, CHIUSURA NON E’ UNA SOLUZIONE – “Quanto sta accadendo all’Ilva di Taranto è il frutto avvelenato di una politica sbagliata, di colpe gravissime ed omissioni che partono da lontano e arrivano fino ad oggi. Pesantissime le responsabilità dell’azienda e di chi l’ha diretta. Ma la chiusura dell’impianto non è una soluzione”. Lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, commentando le indiscrezioni sul provvedimento di sequestro con relativo blocco dell’attività di tre aree degli impianti dell’Ilva di Taranto. “E’ necessario – conclude Realacci – che le istituzioni presentino con la massima urgenza un percorso immediato e credibile per una drastica riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda e per la bonifica dell’area”.AnsaLa Procura della Repubblica di Taranto ha disposto il sequestro, con il conseguente blocco delle attività, di tre aree dell’impianto siderurgico dell’Ilva aTaranto. Secondo i magistrati le emissioni dell’impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti. Il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto (cokerie, agglomerato, parchi minerari) e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva.
I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti. Le decisioni fanno seguito ad una approfondita inchiesta sull’ipotesi che le diossine e altri agenti chimici provenienti dall’acciaieria abbiano causato un incremento abnorme dei casi di cancro e di malattie cardiovascolari a Taranto. Al ministero dell’Ambiente, nel frattempo, dove si è svolta una riunione sul risanamento della zona dell’acciaieria, è stato raggiunto un accordo tra governo, enti locali e gruppo Riva, che prevede 330 milioni di investimenti per la bonifica ambientale, 7,5 dei quali provenienti dalla società. Il ministro per l’Ambiente Corrado Clini è perentorio: “Lo stabilimento non va chiuso”. L’Ilva di Taranto “non va fermata. Il giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va attualizzato”. A sottolinearlo in un’intervista al ‘Sole 24 Ore’ è proprio Clini, nel giorno dell’incontro al ministero col governatore della Puglia NichiVendola per la definizione dell’intesa sugli interventi urgenti di bonifica, riqualificazione e infrastrutturazione della città di Taranto. Se le diossine sono ben presenti nel latte materno, il piombo è ormai penetrato nelle urine, ma le autorità si affrettano a sostenere ancora che “è tutto sotto controllo”. C’è un solo rimedio attendibile: chiusura definitiva di questo inferno e bonifica integrale del territorio (mare incluso) a carico del clan Riva. Perizia giudiziaria 1
http://img36.imageshack.us/img36/1197/periziagiudiziaria1.pdf
Perizia giudiziaria 2 http://img705.imageshack.us/img705/8573/periziagiudiziaria2.pdf Piombo nelle urine http://img9.imageshack.us/img9/742/piombourine.pdf sulatestagiannilannes
TARANTO – I sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm stanno preparando la mobilitazione avendo avuto sentore che possa essere ormai imminente la notifica del provvedimento di sequestro da parte dei carabinieri. E, secondo quanto si apprende, Il gip Patrizia Todisco ha già firmato il sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici . I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti. CINQUEMILA OPERAI IN MARCIA. Circa 5mila lavoratori dell’Ilva di Taranto, usciti dallo stabilimento siderurgico dopo aver appreso dell’imminente notifica del sequestro degli impianti e della chiusura dell’area a caldo, si stanno dirigendo in corteo verso Taranto per raggiungere la Prefettura e probabilmente bloccare il ponte girevole. Lo si è appreso da fonti sindacali.
IRA OPERAI. «Il sequestro degli impianti avrebbe conseguenze drammatiche. L’azienda ecocompatibile va bene, ma bisogna dare tempo all’azienda. Noi dobbiamo continuare a lavorare, altrimenti dove si va?». È l’amaro sfogo di uno degli operai dell’Ilva di Taranto, che stamani sta presidiando l’ingresso dello stabilimento insieme ad una cinquantina di colleghi e ad alcuni rappresentanti sindacali. I dipendenti del Siderurgico temono che la magistratura possa far notificare da un momento all’altro il provvedimento di sequestro nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. Uno dei legali dell’azienda, l’avv. Egidio Albanese, che ha assistito i Riva in altri procedimenti penali, si trova in questo momento all’interno dello stabilimento siderurgico per parlare con la direzione. «In questa città – ha detto un altro operaio – le prospettive sono quasi zero. La chiusura dell’Ilva manderebbe in crisi le nostre famiglie. Sarebbe una decisione traumatica. Ecco perchè stiamo presidiando le portinerie».Leggo
La procura di Taranto ha disposto oggi il sequestro, con il conseguente blocco delle attività, di tre aree dell’impianto siderurgico dell’Ilva a Taranto.Lo ha riferito a Reuters una fonte a conoscenza del dossier, precisando che cinque tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva sono stati posti agli arresti domiciliari.Per i magistrati le emissioni dell’impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti.Al ministero dell’Ambiente, intanto, dove si è svolta una riunione sul risanamento della zona dell’acciaieria, è stato raggiunto un accordo tra governo, enti locali e gruppo Riva, che prevede 330 milioni di investimenti per la bonifica ambientale, 7,5 dei quali provenienti dalla società, come riferisce una fonte.Le decisioni odierne fanno seguito ad una lunga inchiesta sull’ipotesi che la diossina e altri agenti chimici provenienti dall’acciaieria abbiano causato un incremento abnorme dei casi di cancro e di malattie
cardiovascolari a Taranto.Reuters 26 marzo 2012
Ilva di Taranto: depositata la perizia epidemiologica, il quadro è molto preoccupante (fonte: www.tuttogreen.it)Stanno emergendo in questi giorni i risultati dello studio voluto dal gip Patrizia Todisco nella perizia epidemiologica al fine di comprendere lo stato di salute dei tarantini in relazione agli inquinanti emessi dallo stabilimento siderurgico.Nelle 282 pagine che compongono il documento depositato, Annibale Biggeri, Maria Triassi e Francesco Forastiere, hanno risposto ai tre quesiti posti dal giudice relativi alle patologie derivanti dall’esposizione agli inquinanti emessi dallo stabilimento industriale, il numero dei morti e degli ammalati attribuibili all’inquinamento prodotto dagli impianti di proprietà del gruppo Riva.Il risultato è molto preoccupante: a Taranto, secondo i periti, tra il 2004 e il 2010 vi sarebbero stati mediamente 83 morti all’anno attribuibili ai superamenti di polveri sottili nell’aria, mentre i ricoveri per cause cardio-respiratorie ammonterebbero a 648 all’anno. La media dei decessi sale però fino a 91 se si prendono in considerazione i quartieri Tamburi e Borgo, geograficamente più vicini alla fabbrica. Ironia della sorte però, il record per i decessi e ricoveri per malattie croniche spetta al quartiere Paolo VI, costruito appositamente per ospitare, dopo la nascita del polo siderurgico negli anni ’60, i nuovi cittadini di Taranto, coloro che dalle campagne della provincia si trasferirono in città per diventare operai.Al Paolo VI, infatti, vi è una percentuale maggiore rispetto alla media complessiva della città e i decessi dovuti a malattie dell’apparato respiratorio sono addirittura superiori del 64%. Ma non è solo la lunga esposizione a creare danni secondo i periti: nei bambini e negli adolescenti fino a 14 anni, i periti hanno infatti accertato “un effetto statisticamente significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie” e un’elevata presenza di tumori in età pediatrica, un quadro davvero preoccupante. La situazione peggiore però è quella che riguarda gli ex operai dello stabilimento siderurgico, ossia quanti ci hanno lavorato negli anni ’70-’90. Essi mostrano un eccesso di mortalità per patologia tumorale (+11%), in particolare per tumore dello stomaco (+107), della pleura (+71%), della prostata (+50) e della vescica (+69%).
Tra le malattie non tumorali sono risultate in eccesso le malattie neurologiche (+64%) e le malattie cardiache (+14%). I lavoratori con la qualifica di impiegato hanno presentato eccessi di mortalità per tumore della pleura (+135%) e dell’encefalo (+111%). La maxi perizia sarà esaminata in aula dalle parti il prossimo 30 marzo e poi il gip Todisco trasmetterà gli atti alla procura che dovrà decidere se chiedere il sequestro degli impianti e come proseguire le indagini sulle emissioni.
In un canto siciliano del 1857, un servo rivolgendosi a Cristo, gli racconta che viene maltrattato dal padrone e gli chiede di sterminare questa “malarazza”, il Cristo risponde che il servo non si ritrova i chiodi alle mani e ai piedi e quindi è libero di prendere il bastone e di uscire fuori i denti… venne pubblicato da Leonardo Vigo. Fu immediatamente censurato dalla chiesa.
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