Clément Méric è stato ucciso il 5 giugno 2013 a Parigi, nel corso di uno scontro con un gruppo di fascisti.
La sua morte ha suscitato manifestazioni a Parigi e in altre località della Francia. Di cui, in Italia, l’eco è stata assai debole.
Come al solito, si sono visti i soliti «antifascisti» in servizio permanente effettivo, che propongono i solti deleteri fronti con cani & porci (per non dire di peggio), cui fanno da contraltare i soliti «rivoluzionari», in servizio permanente effettivo, che propongono … un bel niente (per non dire di peggio).
Il testo che ho ricevuto (e che diffondo) chiarisce un po’ di questioni, per poter affrontare, seriemente, il fascismo nell’ambito della lotta contro il capitale. Altrimenti ce lo ritroveremo sempre tra i piedi (con il codazzo di «antifascisti»).
d.
Come ricordare Clément Méric, assassinato dal capitalismo?
Clément Méric era un giovane di sentimenti libertari (aveva simpatie per la Cnt, Confédération Nationaldu Travail, organizzazione anarco-sindacalista) con tutto l’entusiasmo della sua età (aveva 18 anni), si era lanciato contro le ingiustizie del sistema capitalistico. Come molti giovani fortemente avversi a questo sistema, credeva che bastasse combattere le forme estreme, visibili, del capitale (l’estrema destra) per destare le coscienze assopite. Sui mazzi di fiori che sono stati deposti in rue de Caumartin (dove è stato ucciso il 5 giugno), vicino a una sordida pattumiera del capitalismo, si poteva leggere: «Il capitalismo addormenta e uccide».
Appena ucciso, Clément fornì un alibi a tutti gli sciacalli del capitalismo. Gruppi «antifascisti», «marxisti-leninisti», stalinisti di ferro, come Jean-Luc Mélenchon, trotskisti, e sisnistrorsi di ogni parrocchia hanno allungato le mani sul suo cadavere. Una bella combriccola, dagli anarchici al Pcf, si è messa a manifestare, per «onorare» la memoria di Clément, in realtà per DISONORARLA.
Anonimi «marxisti-leninisti», stalinisti di ogni risma, hanno invitato a manifestare «in due luoghi simbolici»: metro Stalingrado e metro Barbès-Rochechouart. Stalingrado, città simbolo della disfatta del nazismo; Barbès-Rochechouart, luogo sacro della resistenza antifascista: il 21 agosto 1941 fu ucciso il primo occupante tedesco per mano del colonnello Fabien, siglando così l’atto di fondazione della liberazione della Francia dal nazismo, dalla barbarie razzista e dall’oppressione [http://paris.indymedia.org/spip.php?article13721]. In altre manifestazioni in provincia, il trotskisti (Nouveau Parti anticapitaliste – Npa, Lutte Ouvrière) e gli anarchici ufficiali hanno lanciato un appello per manifestare con tutti i patrioti «professionali» contro il fascismo.
E così, Clément Méric sarebbe morto in nome dell’antifascismo e sarebbe stato un «patriota» che avrebbe potuto lottare di nuovo per la «liberazione» della patria» imperialista francese. Sappiamo che questa «patria francese», che aveva unito tutti i partiti del capitale, dall’estrema destra agli stalinisti, festeggiò degnamente la «libertà ritrovata» l’8 maggio 1945 con l’orrendo massacro di Sétif (Costantina, Algeria), in cui furono trucidati 45mila algerini. La strage fu condotta sotto la direzione del capo stalinista dei Ftp (Francs tireurs et partisans) Charles Fillon, ministro dell’aviazione. Sono questi stessi stalinisti «antifascisti» che più tardi, nel 1956, votarono i pieni poteri al socialista Guy Mollet, per dare inizio alla loro guerra coloniale contro l’Algeria, molto patriottica e ancor più sanguinaria.
Se Clément è stato ucciso una seconda volta da questi schifosi patrioti antifascisti, dobbiamo impedire che venga ucciso una terza volta dagli indifferenti. Alcuni forse non si rendono conto della loro abissale imbecillità vedono nella morte di Clément solo un «crimine apolitico», la «morte di un bamboccio antifa» [http://proletariatuniversel.blogspot.fr/2013/06/mort-dun-bobo-antifa.html]. In breve, come avevano detto i loro padri stalinisti del Maggio 68, «la morte di un figlio di papà». In questo gioco strumentale sull’appartenenza sociologica «di classe», vincono i giovani squadristi che hanno ucciso Clément Méric. Un sito web genevois chiede «giustizia» per l’assassinio di Esteban Murillo, «proletario, figlio di emigrati spagnoli, che viveva in Seine Saint-Denis», per mano di «un giovane studente borghese di Scienze Politiche» [http://jgenevoises.wordpress.com/tag/affaire-meric/].
È vero – anche se oggi è fuori luogo – che un serio movimento fascista può radicarsi solo acquisendo la forma di movimento di massa con una forte «base proletaria». Che cosa ci fu di più «proletario» e «plebeo» che le Sturmabteilungdi Ernst Röhm, nella Germania del 1933!
Se l’«appartenenza» di classe» dovesse essere un argomento, i controrivoluzionari potrebbero stare tranquilli: gli «operai» socialdemocratici tedeschi Ebert e Noske, con l’appoggio dei corpi franchi di estrema destra, assassinarono Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sociologicamente dei «bobo»! che loro avevano voluto escludere dai consigli operai della rivoluzione tedesca del novembre 1918.
Non dimentichiamo mai che la specifica vocazione dell’antifascismo è: prima far tacere poi schiacciare nel sangue ogni movimento rivoluzionario proletario che si oppone alla «patria», «repubblicana» o «socialista». In nome dell’antifascismo, i mercenari stalinisti spagnoli assassinarono migliaia di proletari a Barcellona nel maggio 1937. E dietro a quei boia, oggi, gli anarchici invitano a manifestare, in nome dell’unità antifascista.
Deve essere chiaro che ogni appello al «fronte antifascista» è un invito diretto ad allearsi con gli assassini di ieri e di domani, dalla sinistra social-democratica ai residui stalinisti in salsa Mélenchon.
Non significa semplicemente profanare la memoria di Clément Méric, vuol dire anche disarmare le giovani energie che, per la prima volta, si avvicinano all’attività politica contro il capitale, in poche parole vuol dire aprire la strada a future sconfitte, in cui si formerà inevitabilmente una santa alleanza di tutte le forze del capitale, (dall’estrema destra alla sinistra), contro ogni movimento di classe internazionalista.
Rendere onore a Clément vuol dire combattere il capitalismo, sia sotto vesti «fasciste» e o «antifasciste», «marxiste-leniniste» e liberali.
Ci saranno altri Clément Meric, ma vivranno, perché presto capiranno che non conviene seguire la via deleteria e suicida dell’«antifascismo». Si impegneranno in un combattimento senza tregua contro il capitale, a cui TUTTE le manifestazioni politiche, sia «fasciste», «socialdemocratiche» o «staliniste» forniscono le truppe della controrivoluzione.
Non dimentichiamo mai Clément Meric, morto troppo giovane per poter partecipare alle decisive battaglie di domani.
anonymous, 17 giugno 2013
inoltrato da Dino Erba