Parcheggi interrati, affaire De Gennaro, mafia degli appalti: facciamo un po’ di chiarezza

La notizia, riportata un po’ da tutte le testate locali, è del 19 febbraio: chiesto il rinvio a giudizio per 28 imputati, legati agli appalti truccati al Comune di Bari per i parcheggi interrati di Piazza Cesare Battisti, Piazza Giulio Cesare e per il Centro Direzionale al quartiere San Paolo. Tra gli imputati, gli imprenditori De Gennaro (Daniele Giulio, Gerardo e Vito Giacomo Michele), e tra le accuse anche quella di associazione a delinquere. La cosa che non smette di stupirci è che si ritenga che l’ inizio di questa vicenda giudiziaria risalga ad un’inchiesta del 2012, e cioè che solo da allora in poi si sia fatta chiarezza sulla vicenda (si veda il nostro altro articolo).

Distruzione del verde di Piazza Cesare Battisti, Bari

Facciamo dunque qualche doveroso passo indietro, spostandoci anche di qualche chilometro. Andiamo a Bitonto, dove dal 2004 un altro progetto di parcheggio interrato minacciava un altro bene architettonico tutelato: Piazza Moro, cuore della cittadina, luogo storico di memoria e ritrovo del popolo. Ma tutto questo non conta niente per l’amministrazione e per gli imprenditori (sempre gli stessi, la DEC) che si accordano per un parcheggio interrato che prevedeva cinque piani interrati, con la distruzione della piazza (bene sottoposto a vincolo) e di un sottosuolo sede camminamenti sotterranei medievali. Un classico scempio di beni pubblici di alto valore per favorire il bieco profitto di privati. A vigilare fermamente contro il progetto scellerato, c’era Gino Ancona, dapprima in solitario, e in prima persona (con uno sciopero della fame durato 43 giorni, accampato in piazza) e in seguito con la solidarietà di tutto il popolo bitontino. Il 2005 è stato l’anno in cui, tra tensioni, sciopero della fame, dure e violente provocazioni poliziesche, nutrite proteste di piazza da parte dei bitontini con ulteriori provocazioni da parte della polizia, furbesche operazioni di scaricabarile tra la Soprintendenza Architettonica e quella Archeologica per permettere i lavori, e arretramenti dell’Amministrazione comunale, il progetto svanisce nel nulla, e la piazza salvata. Per questa strenua difesa del territorio e della sua Storia, Gino Ancona subì anche un processo (per aver “diffuso notizie false, esagerate o tendenziose, volte a turbare l’ordine pubblico”), processo che lo ha poi visto uscire indenne, vittorioso e prosciolto da tutte le accuse (si veda questo altro articolo corredato di riferimenti).

Contributo del Coordinamento ad un Convegno Internazionale sulla tutela dei giardini storici

Veniamo dunque a Bari. La storia delle indagini (sebbene non “istituzionali”) sugli appalti truccati comincia molto prima del 2012: c’era appunto chi, dall’autunno del 2005, al di fuori dei palazzi e delle procure, e da cittadino che vuole informarsi, stava indagando sulle “procedure”, ravvisando di continuo illegittimità nei tempi e nelle modalità, mancato rispetto dei vincoli architettonici, passaggi e tempistiche di approvazione sospetti che favorivano l’impresa, e molto altro. In seguito, nel dicembre 2005 e da un’idea di Gino Ancona si costituisce il “Coordinamento per la Difesa del Patrimonio Culturale contro le Devastazioni Ambientali”, messo in campo tra Bari, Bitonto, Mola di Bari per dare più efficacia all’azione di difesa del territorio. Una difesa puntuale e documentata, costruita con pochissimi mezzi, azioni efficaci, tantissima caparbietà, intelligenza e anche oculata strategia (a tale scaltra disciplina è costretto chi si azzardi a far valere, negli ostici uffici tecnici e negli impenetrabili archivi dei tribunali e delle Soprintendenze, il proprio diritto a sapere come vengono spesi i soldi pubblici). Già dai tempi del “disboscamento” selvaggio del Giardino Storico di Piazza Cesare Battisti (2005) per l’apertura del cantiere, si erano dunque organizzate iniziative e confronti pubblici, in diversi luoghi e con diversi interlocutori, ma sempre con un approccio aperto e orizzontale alla questione: incontri che mettevano in chiaro le grosse responsabilità, anche della stampa, totalmente votata ad insabbiare la verità e a sponsorizzare lo scempio. Il parcheggio, nonostante i lavori interminabili per l’affioramento della falda nel cantiere, fu fatto.

Ma non c’era solo Piazza Cesare Battisti: anche al Policlinico, nello stesso “pacchetto”, alla DEC fu appaltato un parcheggio interrato, anche questo approvato in tutta fretta, senza passare dal… VIA (Valutazione d’impatto ambientale). Finito sotto sequestro probatorio. E non è ancora tutto: il sindaco Emiliano presenta, su tutti i giornali, l’altro progetto, sempre nello stesso “pacchetto”, questa volta…un parcheggio in Corso Cavour. Fu una vera e propria operazione pubblicitaria col fine di sdoganare il progetto alla pubblica opinione, e permettere l’ulteriore predazione, nonostante il luogo fosse improponibile sia per le complicatissime condizioni idrogeologiche, sia per lo stringente vincolo paesaggistico su tutta l’area dell’ “armonioso Corso Cavour”. Il progetto “Corso Cavour”, altrettanto scellerato, fu abbandonato (ma il contratto permane), in seguito alle azioni di opposizione. Anche a Mola di Bari, un simile tentativo di distruzione veniva proposto, e di nuovo nel cuore storico della cittadina, Piazza XX settembre, ma le azioni di opposizione anche qui hanno colto il successo.

Evidentemente, tali azioni e tale caparbietà hanno avuto effetto. Quello che in sostanza ci preme affermare è che se si fosse dato ascolto prima al Coordinamento si sarebbe potuta bloccare quella che in fin dei conti è stata una truffa ai danni della collettività, con grandi perdite. Forse il “sistema De Gennaro” sarebbe emerso prima, e prima che l’irreparabile fosse perpetrato. E’ importante sottolineare con quanto anticipo l’azione di cittadini organizzati avesse già individuato i moventi principali e le dinamiche di un malaffare tra pubblico e privato i cui dettagli stanno ora lentamente, faticosamente venendo a galla.

Nel 2012 scoppia lo scandalo, si attuano i primi provvedimenti, e gli imprenditori finiscono nel mirino della magistratura, nel 2014 si hanno i rinvii a giudizio.

Allora vale la pena spostarsi nuovamente a Bitonto. E sì, perché la magistratura, infatti, sta approfondendo la vicenda di quel progetto di Piazza Moro, e non è escluso che vengano fuori altre sorprese e altri personaggi: il “sistema” dei De Gennaro forse funzionava in maniera ancora più efficace e pervasiva nel loro paese natio. Ma forse qualcuno, lì a Bitonto, sa già come, chi e perché.

 

Andrea Bitonto

USI Arti e Mestieri – AIT (Bari)

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