L’intervista qui riportata è una fra i tanti e interessantissimi articoli di un sito (The Rojava Report) segnalato alla redazione dell’Internazionale da uno dei nostri compagni. E’ lì che si può incontrare il punto di vista dei combattenti e del popolo della Rojava. Tra i tanti articoli che vertono sull’attualità del conflitto in Siria, abbiamo scelto di riportare le parole vive di chi la resistenza la sta costruendo senza aiuti e tra mille difficoltà, e la sta portando avanti vittoriosamente, e che inoltre si fa portavoce e responsabile nei fatti dell’autodeterminazione del popolo della Rojava. Tra le altre cose, è’ interessante come venga sottolineato positivamente l’esistenza di un seppur minimo fronte arabo-curdo.
(La traduzione in italiano è basata sulla traduzione inglese del testo originale, e presenta alcune lacune o imprecisioni).
Ersin Çaksu, dell’Özgür Gündem, ha intervistato Mehmûd Berxwedan, membro del Comando generale dell’YPG .
Vi ringraziamo per aver avuto per noi un po’ di tempo in questo periodo molto impegnativo. In primo luogo voglio chiedervi: perché Kobane è così importante da essere attaccato con tanta forza?
Nella nostra prima intervista abbiamo speso un sacco di tempo sulla questione del perché Kobane fosse presa di mira. Il 19 di luglio è cominciata la rivoluzione di Rojava a Kobane. Kobane è diventata il simbolo della resistenza e della libertà. Kobane è diventata anche un’espressione della volontà del popolo curdo nella Rojava. la rivoluzione è cominciata a Kobane e si è diffusa al resto della RojavaPer questa ragione Kobane ha fatto saltare i piani sia di certi poteri internazionali e sia di certi poteri regionali che non volevano che i Curdi esprimessero la propria volontà. Da quel giorno sino ad ora hanno messo in campo un grande sforzo per spaccare, distruggere quella volontà e comunque hanno raggiunto il loro scopo, ma hanno preso di mira kobane in particolare per oltre un anno e mezzo. Perché Kobane? Perché Kobane non ha collegamenti con le altre regioni. Non ha collegamenti fisici sia con Cizîrê o con Efrîn [cantoni], una regione circondata dalle Bande [dell’Isis]. Pensavano di poter distruggere Kobane circondandola. Gli attacchi che si sono sviluppati per oltre un anno e mezzo sono stati portati avanti per questo scopo. Comunque pensavano che avrebbero potuto distruggere la determinazione di Kobane e farla cadere molto velocemente. Ma non hanno raggiunto il loro scopo. Alla fine hanno realizzato che a meno di concentrare tutte le loro forze sarebbero stati incapaci di raggiungere il proprio scopo a Kobane. Per questo motivo hanno ammassato forze da Derazor, Rakka, addirittura dall’Iraq mentre contemporaneamente stavano facendo confluire forze regionali da Jerablus e Şêxler per questa battaglia. Si può dire che abbiano portato il 70 per cento delle loro forze a Kobane.
E così sono l’ISIS era coinvolto in questo piano?
Naturalmente dietro questo piano c’erano certamente alcuni stati i cui nomi non voglio menzionare: infatti la maggior parte di essi sono ovvi. Essi volevano distruggere la determinazione del popolo curdo che era emersa qui. Se Kobane cade allora anche gli altri cantoni, anche la determinazione che è emersa e anche lo YPG che sta crescendo dappertutto e che può assumere un importante ruolo nella rivoluzione siriana, avrebbero avuto un colpo significativo. Perché questo è il gruppo che può giocare un ruolo da leader e svilupparsi su linee democratiche. In particolare la Turchia e molti poteri che supportano l’ISIS hanno pianificato questi attacchi consciamente. Volevano distruggere la nostra determinazione qui. Volevano vincere qui e volevano alzare il proprio morale prendendo Kobane. Ci sono due forze che sono emerse in maniera significativa in Siria: una siamo noi e l’altra è l’ISIS. Ora tocca a chi sconfiggere chi. Ci sono due strade. O la strada delle bande e degli occupanti, o la strada della democrazia. Questa è un banco di prova. Per tale motivo l’ISIS ha ammassato tutte le proprie forze e insieme al supporto di Stati stranieri ha attaccato Kobane con tale forza. È passato più di un mese in questa intensa battaglia.
Cosa è successo nel corso di questo mese? Quali armi hanno usato contro di voi? Che tipo di battaglia è stata portata avanti? Come avete risposto?
Be’ il combattimento che è andato avanti qui per oltre un mese non assomiglia a nessun’altra battaglia. In termini di dimensioni, intensità, e di forma dell’attacco è stata una battaglia differente dalle altre. Hanno attaccato contemporaneamente e con forza da 4 o 5 lati. Hanno operato con forze d’attacco e operative che hanno portato da fuori. Hanno attaccato con le stesse forze con le quali hanno preso intere città in poche ore, e messo interi Stati in ginocchio. Con queste forze e con queste tecniche hanno attaccato Kobane. Ci hanno attaccati con carri, artiglieria, mortai e armi pesanti che hanno preso dalla Siria, dall’ esercito libero siriano e dall’Iraq. Hanno utilizzato anche i bombardamenti. Naturalmente pensavano che sarebbe andata come a Mosul e in altre regioni hanno preso, e che avrebbero preso Kobane in un paio di giorni. Infatti avevano pianificato una settimana di combattimenti per Kobane. La Turchia e anche altri poteri ci avevano dato una settimana. Abbiamo resistito con piccole armi contro attacchi con armi pesanti. Perché finora nessuno ci ha dato alcun aiuto.
Quando dite nessuno…
Né le forze della coalizione, né alcun potere straniero, né alcun altro potere ha fornito alcun tipo di armi. Il Primo Ministro del KRG Neçirvan Barzan ha fatto un’affermazione nella quale diceva di averci mandato armi. Ma non è arrivato assolutamente nessun aiuto, nemmeno dal governo del KRG. Niente armi, da nessuno stato o da nessun potere Curdo. Nessuno ci ha dato armi. Abbiamo risposto a questo attacco con le nostre piccole armi e con cose che abbiamo preparato a partire dalle nostre risorse. Abbiamo portato avanti una battaglia consapevole e tattica.
Che tipo di tattiche?
L’ISIS aveva pianificato di distruggere la maggior parte delle nostre forze nei villaggi prima di arrivare alla città. Avevano intenzione di sterminare le nostre forze nei villaggi e arrivare in città con le armi in pugno. Abbiamo sviluppato tattiche che tenessero in considerazione questi piani. E così non c’è stato villaggio nel quale non abbiamo combattuto. Abbiamo combattuto in ogni villaggio e in ogni contrada e li abbiamo protetti con le forze che avevamo a disposizione. Abbiamo sofferto perdite e abbiamo avuto i nostri martiri. Ma nel complesso abbiamo mantenuto intatte le nostre forze. Questo ci ha permesso sia di prolungare i giorni di resistenza sia di rispondere agli attacchi dell’ISIS. Come principio base abbiamo scelto di conservare le nostre forze e rispondere agli attacchi dell’ISIS. Non abbiamo permesso all’ISIS, che aveva pianificato di distruggere la maggior parte delle nostre forze nei villaggi in una settimana, nemmeno di entrare in città per almeno tre settimane. Volevamo che fosse questa la svolta.
La vostra strategia sembrava far credere che voi steste perdendo, mentre erano l’ISIS e i loro alleati a farlo.
È vero. Non abbiamo fatto ciò che si pensava che avremmo fatto. Non abbiamo raccolto le nostre forze nei villaggi per lasciarle distruggere lì. Come principio base, la preservazione delle nostre forze e ricambiare gli attacchi all’ISIS. Abbiamo risposto loro con molteplici e differenti tattiche. Tuttavia per un periodo la battaglia è andata avanti all’interno della città. Avevano dato per scontato, come aveva detto Erdogan, che Kobane “era caduta o cadrà”. Avevano dato per scontato che sarebbero stati in grado di fare le proprie preghiere Eid in città. Avevano intenzione di prendere la città e fare le preghiere. Difatti molti stati erano giunti alla conclusione che Kobane sarebbe caduta. Tutti avevano dato per certa questa cosa, e nel frattempo noi stavamo distruggendo l’ISIS. È passato un mese e siamo nel secondo mese. Questa è stata una resistenza storica. Una nuova leggenda è stata scritta col sangue di molti eroi che sono caduti come martiri a Kobane. Questa leggenda è stata costruita con la resistenza di molti dei nostri amici che stanno combattendo adesso al fronte. I sogni e le speranze di coloro che dicevano che Kobane sarebbe caduta sono ora distrutti. Negli ultimi tre giorni non sono stati capaci di avanzare di un singolo passo. Negli ultimi due giorni non stiamo più indietreggiando o avanzando un passo alla volta. L’ISIS è annientata. Sono stanchi. La loro forza è diminuita. La loro potenza è stata distrutta ed è stata spezzata la loro forza operativa. Dico questo senza alcuna esagerazione. In ogni strada di Kobane ci sono i cadaveri dei combattenti ISIS. Sotto le macerie di ogni casa distrutta c’è un combattente dell’ISIS. Abbiamo raccolto centinaia di armi negli ultimi tre giorni. Negli ultimi tre giorni l’ISIS è stata distrutta a Kobane. Questo durante il primo mese, nel quale siamo riusciti a resistere e a farcela tatticamente. Ora non miriamo più solo alla resistenza, ma alla vittoria.
Pare che molti dei combattenti ISIS uccisi siano molto giovani e non avessero ancora barba né capelli lunghi. Cosa significa questo?
Il 70% delle loro forze di attacco professioniste sono morte. Vogliono ancora portare qui alcune forze di stanza nell’area. Non possiamo sapere se ne porteranno ancora dall’Iraq, dal Pakistan, dall’Afghanistan o dall’Azerbaijan. Le forze che hanno portato prima sono diminuite. Abbiamo visto molti bambini nelle cui mani hanno messo armi. Recentemente hanno portato donne in ciò che chiamano le Unità delle Donne (Ketibe-i Unsa). Ora cercano di ottenere risultati facendo affluire forze da molto lontano. Comunque gli ultimi tre giorni sono stati un punto di rottura per il loro morale, per la loro iniziativa e per la loro avanzata. ISIS ha capito che non sarà facile prendere gran parte di Kobane. Naturalmente non stiamo combattendo solo nella città, ma anche all’esterno. C’è stata una grande resistenza per arrivare a questa fase. E cioè ora ISIS ha capito che la sua strategia di andare a prendere qualsiasi posto in 3-4 giorni non funzionerà a Kobane. L’area attorno a Kobane non è come l’area attorno a Mosul, in Iraq o qualche altra zona della Siria. Kobane non assomiglia a nessun’altra base militare siriana che essi possano prendere in 3 giorni. Né le autobombe né le loro altre armi sono state di alcun aiuto. Naturalmente questa città è la nostra città. La conosciamo strada per strada, viale per viale. Sappiamo dove stanno andando, da dove stanno venendo e dove abbiamo intenzione di colpirli. Dopo un mese di resistenza ora stiamo avanzando. Da ieri abbiamo strappato loro 5-6 rioni. Infatti sul versante occidentale stiamo combattendo oltre la città. E continuerà così passo dopo passo fino alla vittoria.
Avete parlato delle Ketibe-i Unsa. Cosa fanno e qual è il loro numero?
Le hanno portate per [realizzare dei bombardamenti]. A loro verrà fatto fare il lavoro più sporco e cruento. Le hanno portate anche per alzare il morale e il numero. Le hanno portate anche per dire “vedete, abbiamo anche noi qui le nostre unità femminili”. Ma sinora non hanno ottenuto risultati da questa operazione.
Recentemente la città è stata bombardata a pioggia con mortai e artiglieria e attaccata con autobombe. Come si spiega?
Se l’ISIS fa esplodere autobombe da qualche parte, attaccando a distanza con mortai e lanciando notizie come “vedete siamo arrivati e stiamo arrivando e arriveremo con ancor più grande potenza” si dovrebbe intendere che hanno sofferto un duro colpo. E’ una loro particolarità. Quando non possono fare niente, impiegano ogni metodo. Quando cominciano a rilasciare comunicati sul fatto che un gruppo è arrivato da Rakka, uno da Minbic e un altro da un altro posto, si deve intendere che l’ISIS non ha ottenuto alcun risultato. Stanno utilizzando queste autobombe anche come forma di guerra psicologica. Ovviamente abbiamo preso precauzioni. Quante volte hanno attaccato, e quante volte neanche uno dei nostri uomini ha riportato un dito rotto! Cercano di stare in piedi utilizzando questi metodi. Ovviamente ormai l’ISIS è sconfitta. Non hanno raggiunto il loro scopo nel tempo che avevano pianificato. Il loro piano era di prendere la città in una settimana. Ma è passato un mese, e non l’hanno presa. Coloro che hanno detto “Kobane è caduta e cadrà”, e i loro fautori, sono stati sconfitti. Fondamentalmente, sono loro quelli che hanno perso.
Mr. Berxwedan, ieri l’ISIS ha bersagliato un silos di grano TMO appartenente alla Turchia con un razzo. Dopo hanno colpito la Turchia con molti colpi di mortaio. Quale pensate sia lo scopo di tutto ciò?
Se avessimo sparato noi un sol colpo in Turchia, la Turchia avrebbe scatenato l’inferno. Le loro perdite aumentano. Non credo che stiano consciamente bersagliando la Turchia. E’ stato un razzo. Una volta lanciato non lo puoi controllare. Per i mortai è lo stesso. Ma anche se fosse così, quando la terra di qualcuno è sotto attacco dovrebbe esserci una risposta. Tuttavia la Turchia non ha mostrato alcun segno di risposta. Essi non stanno chiedendo “perché i vostri mortai stanno bersagliando il nostro territorio?”. L’ISIS non colpirebbe consciamente il proprio partner.
Secondo voi quanta parte della città è controllata dall’ISIS? La gente è veramente preoccupata di questo?
Sul lato occidentale non sono in città. A sud sono entrati solo in minima parte. Solo le ultime case, e quella non viene considerata veramente come parte della città. Cioè quelle case sono parte del villaggio di Memide e non della città. Ad est, sono nella città. Quella parte corrisponde al 30-35% della città.
Le faccio una domanda sui raid delle potenze della coalizione contro l’ISIS. C’è un coordinamento tra voi e la coalizione? Qual è stato l’effetto dei raid sulla lotta contro l’ISIS?
La verità è che nei primi giorni non c’è stato alcun aiuto. Se avessero dato aiuto nei primi giorni così come hanno fatto negli ultimi giorni l’ISIS non avrebbe raggiunto la città. Per i primi 15-10 giorni non c’è stato alcun aiuto da parte della coalizione contro l’ISIS. Ma negli ultimi 10 giorni hanno giocato un grosso ruolo. Stanno assumendo un ruolo importante in coordinamento con lo YPG. Stanno lavorando con grande cura. Sinora non ci sono stati casi di confusione o sovrapposizione.
Ma ci sono voci che alcuni civili e combattenti dell’YPG siano stati colpiti dai raid della coalizione.
Le voci di certe televisioni riguardo alla morte di un civile e il ferimento di alcuni combattenti YPG non sono corrette. Fino ad ora neanche un civile è morto a causa delle bombe dagli aerei della coalizione, né combattenti dell’YPG sono stai feriti. In tutti i loro raid hanno bersagliato l’ISIS con grande accuratezza ed un alto livello di coordinamento. Infatti non vi erano civili in quelle aree controllate dall’ISIS, e perciò non ci sono stati morti. Fino ad oggi gli aerei della coalizione hanno lavorato con grande cura e possiamo dire che abbiano avuto successo. E noi li ringraziamo attraverso di voi sia per la loro partnership con noi sia per la grande attenzione che hanno mostrato. Hanno inferto un duro colpo all’ISIS, e sta continuando così.
Dunque sarebbe possibile cacciare l’ISIS dalla città solo con i raid aerei?
Fino ad un certo punto ci sono vantaggi con i raid aerei. Essi hanno inferto un duro colpo all’ISIS. Ma le forze che otterranno i risultati maggiori sono le nostre forze di terra. L’abbiamo detto sin dall’inizio. Se la coalizione vuole distruggerli devono dare armi a quelli che combattono a terra. E le forze di terra in questo caso sono l’YPG e l’YPJ. Bisogna sviluppare questa possibilità. Dovrebbe rendere possibile ad altri combattenti di raggiungerci dall’estero. La Turchia non lo sta facendo. In questo momento siamo circondati. Bisogna aprire un corridoio ufficiale per quei giovani che vogliono raggiungere la lotta. Armi e munizioni dovrebbero arrivare attraverso questo corridoio. Siamo noi quelli che stanno già combattendo. E non lo stiamo facendo male. Ci sono anche alcuni gruppi del Libero Esercito Siriano che stanno operando con noi. [Abbiamo dichiarato il Burkan el-Firat. Quel centro operativo è ancora con noi]. Hanno perso circa 10 combattenti. E’ un dato non ufficiale. C’è dunque una forza comune di Arabi e Curdi. Tuttavia nessuno ci aiuta. La coalizione deve prendere questo in considerazione. Non hanno fatto per noi ciò che hanno fatto per i Peshmerga nel Sud Kurdistan. Nel Sud con l’inizio delle operazioni aeree, vennero forntie anche armi pesanti. Perciò ci sono stati avanzamenti. Continueremo a resistere con le nostre forze, ma se si vuole sconfiggere l’ISIS devono fare questo. Questa è una delle condizioni per sconfiggere l’ISIS. Bisogna aprire un corridoio. Bisogna fare pressioni sulla Turchia per aprire un corridoio ufficiale.
[…]
Vogliamo chiedervi della resistenza cominciata lungo il confine dalla gente del Nord. Sono stati in guardia sin dall’inizio. Che tipo di effetto ha avuto questa azione?
Quando sono cominciati i primi attacchi qui, 3 o 4 mesi fa, la nostra gente del Nord Kurdistan in particolare ha sostenuto grandi sacrifici. Non solo hanno alzato il nostro morale, ma ci hanno dato aperto sostegno. Molti giovani del Nord hanno scavalcato gli steccati e attraversato il confine per venire a Kobane e unirsi alla resistenza. Si sono di fatto uniti alla lotta. Ma più recentemente l’intero popolo del Nord ha mostrato una ancor maggiore resistenza. Le azioni nell’Est e Sud Kurdistan e in Europa sono state una grande spinta per il nostro morale. Ci hanno dimostrato che non eravamo soli. L’intero Kurdistan ci ha mostrato, ancora una volta, che è con noi. In verità questo aumenta ancor di più la nostra responsabilità. Ancora una volta ci inchiniamo con rispetto davanti a coloro che sono morti da martiri nel Nord e a Rohjhilat (Est) durante le azioni della nostra gente. Li consideriamo martiri e combattenti per la resistenza di Kobane. Li consideriamo martiri di Kobane. Ringraziamo chiunque ci abbia supportati ancora una volta e affermiamo che questa resistenza deve continuare. Ogni giovane del Nord Kurdistan dovrebbe partecipare attivamente alla resistenza di Kobane. La gioventù di Kobane dovrebbe ritornare e assumersi la responsabilità della propria terra. In particolare i giovani di Kobane dovrebbero fare di tutto per ritornare alla propria terra e difendere Kobane.
C’è altro che vorreste aggiungere?
Non lasciate che nessuno immagini che un giorno abbandoneremo Kobane. Noi non abbandoneremo mai, mai Kobane. Crollasse il mondo e non rimanesse nessuno di noi, non abbandoneremo Kobane.
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Fonte: https://rojavareport.wordpress.com/2014/10/17/interview-with-ypg-commander-isis-has-lost-in-kobane/
Traduzione: L’Internazionale di Lotta di Classe