Note sulla capacità reattiva delle organizzazioni sindacali di base
E’ possibile trattare con ironia questioni importanti come la capacità di risposta del sindacalismo alternativo all’attacco a cui viene sottoposta la working class in nome della necessità di rispondere alla crisi? Noi pensiamo di sì e dunque pubblichiamo volentieri questo contributo corrosivo di un compagno sempre lucido e critico nei confronti di ogni conformismo [ndr]
“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”
Matteo 10.16
“Sendo adunque, uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non si defende da’ lacci, la golpe non si difende da’ lupi. Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi”
Niccolò Machiavelli, Il Principe
“Risulta evidente che l’azione del militante sindacale di base, e tanto più del dirigente, in un contesto ostile come quello attuale, deve essere accorta ed adatta al raggiungimento di fini di lungo periodo. Non abbiate dunque il timore di esser paragonati a lenti bradipi: essi sono in fondo simpatici animali selvatici, che sanno il fatto loro e che raggiungono sempre i loro obiettivi”
Autori vari, Manuale di formazione per dirigenti dei sindacati di base
La nascita del governo Monti ha “lievemente” scompaginato le carte pure in riferimento alle lotte sindacali. Il decreto cosiddetto salva-Italia ha introdotto, come è noto, misure di vario genere, alcune delle quali decisamente sfavorevoli a lavoratori, disoccupati, pensionati. Le classi subalterne non possono certo cantare vittoria riguardo agli effetti pratici della caduta del governo del perfido e libertino Berluska. Certo si è potuto tirare un sospiro di sollievo. Ma subito dopo il fiato ci è stato ricacciato a forza in gola, alla vista di provvedimenti decisamente dirompenti, innanzitutto in tema fiscale e previdenziale. E non osiamo nemmeno immaginare che cosa accadrà quando i Supremi Tecnici Perfetti metteranno mano alla ridefinizione normativa del rapporto di lavoro e delle relazioni sindacali.
Di fronte a tale rinnovato attacco nei confronti della classe lavoratrice, che cosa hanno escogitato i cosiddetti sindacati di base (o alternativi, o conflittuali, che dir si voglia)? Piccole mobilitazioni comunicative e compartecipazione alle iniziative della FIOM.
I fulmini di guerra che stanno a dirigere USB e gli altri sindacati rientranti nella sfera d’influenza usbeka non sono riusciti a programmare nulla di diverso. Così pure dal lato opposto, cioè dal lato CUB e Confcobas. Ed i vari brandelli residui del sindacalismo di base non si sono dimostrati certo più coraggiosi.
Sicuramente i dirigenti di tali formazioni, forti della loro trentennale o quarantennale o cinquantennale esperienza, hanno valutato in modo accorto le forze in campo. Hanno fatto le loro riflessioni ed hanno stabilito che, navigando in cattive acque, non era il caso di agitarsi ulteriormente: c’era il rischio di esser travolti dai flutti del mare tempestoso.
Quindi hanno deciso di acquattarsi buoni buoni nel fondo della stiva: in attesa del chetarsi della tempesta, in attesa della bonaccia tranquilla. L’appuntamento per l’unico vero sciopero generale del sindacalismo conflittuale è dunque stato fissato per gennaio. Nel momento in cui queste brevi note vengono redatte (nella calma tranquillità di uno studiolo discreto) non è ancora dato sapere in quale giorno verranno attivate le schiere rivoltose del sindacalismo di base.
Sarà quando sarà, comunque è cominciato sicuramente il lavorio diplomatico: non è certo facile mettere d’accordo le dirigenze di USB, CUB, Confcobas, Unicobas, SlaiCobas, Sonsoloiocobas, eccetera eccetera. Si tratta di comprendere le legittime aspettative di ciascuno. Si tratta di capire che una mossa falsa potrebbe inficiare decenni di opera organizzativa brillante e ferace di frutti procaci. Si tratta di essere realisti e di non apparire, agli occhi del mondo, come gli sconfitti nella contesa intersindacale.
Nessuno vuole sembrare subordinato a nessun altro: è ovvio. Quel che conta è prima di tutto il senso della dignità personale e dell’onore: sentimenti che abbondano negli animi dei dirigenti del sindacalismo di base.
E dunque bisogna ricercare il giusto equilibrio, pure in una decisione insignificante (ma solo per chi non è addentro alle segrete questioni della vera lotta di classe) come la fissazione di una qualsivoglia data.
Si sa inoltre che l’ardore battagliero delle schiere dei lavoratori e degli sfruttati d’ogni genere si è andato vieppiù affievolendo in questi ultimi trenta o quarant’anni. Quindi bisogna pur essere prudenti: un fallimento della mobilitazione generale presterebbe il fianco ad attacchi convinti e tracotanti da parte del padronato e del governo (e magari pure delle istituzioni europee, di quelle internazionali, dei mercati sghignazzanti).
Per non offrire il destro a questi perfidi nemici è necessario essere prudenti. Attendere il momento opportuno. Sarà a gennaio.
Intanto si lasci libero campo alle manovre concertative dei sindacati di Stato. Vediamo un po’ che cosa riescono a fare con le loro sconcertanti dichiarazioni di sciopero. Vedremo un po’ che cosa può accadere in questo periodo centrale del mese di dicembre.
Al solstizio d’inverno, i dirigenti dei sindacati di base, riuniti in segreto consesso, prenderanno le loro decisioni. E saranno sicuramente per il meglio: le uniche decisioni possibili, frutto di una magica mistura tra realismo responsabile ed afflato generoso in direzione dello sciopero generale insurrezionale.
11 dicembre 2011
Dom Argiropulo di Zab

