I De Gennaro… e Gino Ancona

Leggo stupito sulla cronaca di Bari che, qualche giorno fa, si è proceduto all’arresto di due famosi costruttori baresi, i De Gennaro, dopo il primo esposto di “quattro anni fa” riguardo al cantiere in piazza Cesare Battisti. Guardo in aria, e penso di ricordare che gli “anni fa” erano un po’ di più di quattro. Eh, sì: decisamente di più.

 

Più che costruttori, i De Gennaro dovrebbero essere chiamati distruttori: forti dell’approvazione del project financing per la costruzione del parcheggio interrato di piazza Cesare Battisti (centralissima piazza storica di Bari, completamento architettonico del Palazzo Ateneo, primo palazzo cittadino dotato di un giardino pubblico), con l’arroganza delle motoseghe e del soprintendente Marcello Benedettelli, fanno a pezzi e riducono a legna da ardere tutti gli alberi del Giardino Storico (nonostante il progetto preveda la “furbata” della Regione Puglia con la ripiantumazione degli “individui vegetali esistenti”). Ma questa è solo la punta dell’iceberg, diciamo così, delle varie e importanti “infrazioni” alla legge di cui è piena la “questione parcheggi”.

 

C’è poi da vedere se l’interesse fosse solo quello dei parcheggi, o dei centri commerciali che sarebbero potuti spuntare, quali seconda destinazione d’uso. L’Europa, coi suoi divieti di parcheggio nelle aree centrali delle città per evitare concentrazione di traffico, è sempre dietro l’angolo: e allora e magari, un cambiamento d’uso di gran lunga più redditizio dei parcheggi può diventare possibile.

C’è poi da vedere come fu approvato quel progetto. Forse i due imprenditori sono agli arresti domiciliari per questo, insieme a vari tecnici e alti funzionari del Comune. Si indaga anche su altri, sempre più persone anche con importanti incarichi pubblici, ranghi alti. C’è ovviamente molto altro. E i giornali ne parlano, ogni giorno la cronaca giudiziaria locale mette in prima pagina le intercettazioni fatte su assessori, sindaci, ingegneri, imprenditori. Insomma, tutta brava gente, ai quali il popolo si affida e ai quali affida da sempre la gestione dei propri spazi, della propria salute, delle proprie vite e dei propri soldi.

Ma le responsabilità non sono di pochi, vanno ben oltre gli implicati di cui si fa il nome; il comportamento indegno e dunque colpevole degli Enti preposti alla tutela e alla salvaguardia del Patrimonio Culturale; lo strombazzo pubblicitario, spacciato per informazione, dei giornali e dei media; progetti “avveniristici” che avevano da subito il beneplacito delle autorità e della “cultura”, l’Università “assente” ma che manda i suoi studenti in visita ai cantieri, non è da meno.

Ai primi problemi, l’Amministrazione Emiliano avrebbe poi detto – come si usa fare – che era colpa dell’Amministrazione precedente, che aveva siglato l’accordo coi costruttori, ripeteva che i cittadini avrebbero pagato un sacco di soldi di penali. E allora, che si poteva fare? Si taglino gli alberi, si faccia un buco profondo nel cuore della città, si sventri pure un terreno carsico insondabile e crepato, pieno di insidie, si rischi pure il dissesto idrogeologico di un tessuto urbano risalente all’ ‘800, si mettano sotto i piedi le fondamentali operazioni di messa in sicurezza dei cantieri, e si calpesti il Codice Urbani, che impone la tutela delle piazze, dei giardini e delle vie storiche: insomma, si riqualifichi il centro città e si sfasci tutto.

Meno male che, come si dice, la misura era già colma…almeno per la falda acquifera, che alla fine ha sbottato, bloccando il cantiere per mesi e mesi. E siamo arrivati al 2008: i commercianti, imbeccati ed imboccati, cominciano a lamentarsi che gli affari non vanno più, qui chiudiamo tutti, l’amministrazione deve fare qualcosa, i lavori devono andare avanti!

Il cantiere riprende, si finiscono in fretta i lavori (pagati dai contribuenti), la piazza fa schifo ma il parcheggio è fatto.

Nel frattempo? La città non sapeva? Nessuno aveva detto niente? Proprio nessuno? Solo i commercianti, quando già pioveva sul bagnato? E poi, cosa c’è da sapere?

 

Andatelo a chiedere a Gino Ancona. Lui sa. Lui sa tutto questo e molte altre cose. Lui sa cos’è successo a Bari, ma anche cosa stava per succedere a Bitonto e a Mola di Bari. Perché Gino, restauratore “anarchigiano” bitontino, segretario del sindacato USI Arti e Mestieri – AIT, nonché segretario del Coordinamento per la difesa del Patrimonio culturale contro le devastazioni ambientali, era lì.

Era lì quando un giorno la professoressa di Storia dell’Arte Mimma Pasculli lo chiamò per urlare che stavano distruggendo gli alberi del Giardino Storico di Piazza Cesare Battisti.

Foto d'Archivio

Era lì quando si organizzavano presidi informativi per strada, all’angolo delle Poste, proiettando foto, intervistando esperti, denunciando la speculazione, con i seminari nelle aule universitarie, in cui si educavano le matricole al rispetto del Patrimonio Culturale e alla denuncia degli scempi.

Era lì, nella sala Aldo Moro della Facoltà di Giurisprudenza, quando parlava chiaro sull’enorme speculazione dei parcheggi e della svendita dei Centri Storici pugliesi, e sollecitava il comico Beppe Grillo a dire una parola “seria” sulla distruzione della Piazza lì davanti.

Era lì quando al concerto di inaugurazione del parcheggio di Piazza Giulio Cesare urlava a squarciagola sulla folla incredula la verità sulle autorizzazioni facili, e finiva per zittire il microfono e le migliaia di watt, del presentatore stizzito (su un palco addossato al muro di cinta del Policlinico, dove vige anche il divieto di suonare il clacson: ma, per i De Gennaro, l’Orchestra di Piazza Vittorio… e vai a go go).

Era lì, in piazza Moro a Bitonto a ricordare col megafono alla gente di come i tutori dell’ordine fossero lì a difendere per l’ennesima volta gli interessi privati, mentre la gente si accalcava contro i poliziotti, chiusi a cerchio a difesa degli operatori che faceva i sondaggi per poter aprire un “buco” per un parcheggio anche lì, a Bitonto, anche lì in una Piazza Storica: ed era lì ad evitare il peggio quando poi, dopo le ennesime provocazioni delle “forze del’ordine”, scoppiò l’ira dei cittadini.

Era lì, su di un palco a Mola di Bari, dove in mezz’ora di comizio, contro il simile distruttivo progetto di parcheggio interrato nella piazza centrale della cittadina costiera, metteva in fila una dietro l’altra le nefandezze di un sistema osceno di appalti, approvazioni facili, pareri favorevoli, timbri messi sottobanco, campagne pubblicitarie sui giornali, spingendo in alto e in avanti la rabbia di chi avvertiva crescere dentro sé l’indignazione per la profanazione dei luoghi della Storia di un popolo e di una città per un bieco profitto.

Era lì, processato e accusato dallo stato per diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, e ha vinto ancora una volta.

Che nel durissimo inverno 2005 ha fatto uno sciopero della fame di 43 giorni restando accampato sulla Piazza Storica della sua città, Bitonto, per difenderla dallo scempio.

Che il 21 marzo del 2005, approfittando del comizio elettorale di Niki Vendola con un’azione da gestapo, fu trascinato dalla polizia per tutta la piazza con il chiaro intento di spaventare la gente e togliergli il consenso conquistato, ma di risposta il popolo insorse in suo favore.

Che il 16 maggio 2005, con la piazza Moro blindata dall’alba da polizia, carabinieri, vigili urbani e  guardia di finanza per eseguire i primi scavi, si oppose, difeso dalla folla fu comunque poi trascinato in commissariato, ma diede una “strigliata” al Ministero, e al TG di mezzogiorno, il Sindaco Pice dovette ammettere in intervista televisiva che non esisteva più alcun progetto approvato.

Poi chiedetegli quello che vi pare, di solito ha sempre una risposta e lo trovate lì per strada con gli abiti da lavoro e i capelli arruffati.

 

Andrea Bitonto

 

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