LE ASTURIE MOSTRANO IL PERCORSO!

 
La feroce repressione scatenata in Spagna contro la lotta dei minatori asturiani riporta d’attualità questo articolo che volentieri pubblichiamo
 Non ci sono titoli  sulla stampa nazionale, solo articoletti al termine delle rubriche economiche e ciò nonostante i minatori delle Asturie siano impegnati dopo tre settimane  in una lotta veramente dura contro il governo spagnolo. Il conflitto segue l’annuncio delle modifiche al Piano Generale per le miniere di carbone per il periodo 2006-2012 e che andrà in scadenza al 31 dicembre. Un primo piano economico era stato inventato dal governo Aznar nel 1996 e un secondo da parte del governo Zapatero, dopo le rivolte nei bacini minerari del 2005.
Questo secondo Piano Economico prevedeva lo smantellamento del settore minerario, progressivamente, entro il 2018 e con la riconversione dei lavoratori occupati in quel settore.
L’attuale governo vuole accelerare gli eventi approfittando della crisi finanziaria  (sempre quella, naturalmente).
Le conseguenze attese non sono trascurabili:
–  chiusura del 64% delle miniere
–  riduzione del 39% degli aiuti alle aziende  del settore
–  riduzione del 76% degli  investimenti
–  riduzione del 39% dei finanziamenti all’Istituto per il Carbone.
Infine, la ciliegina sulla torta:
– riduzione degli investimenti  previsti per la sicurezza dei lavoratori del …. 100%.
– nessun euro previsto per la protezione della salute e della vita dei minatori.
E’ questo il programma della destra più disinibita!!!
Inutile dire che il sindacato ha reagito con un “quarto di giro” proclamando uno sciopero per l’ultima settimana di maggio.  Inutile dire che la risposta alla chiamata è stata forte e che lo sciopero  ha ricevuto una massiccia adesione (nelle Asturie, nel León e Aragona, ogni giorno, più di 200 blocchi stradali, autostradali e ferroviari, pneumatici che bruciano, confronto muscolare con le forze polizia, tra cui la Guardia Civil sempre pronto a contrastare gli scioperi, manifestazione a Madrid per estendere la lotta e fare pressione sul governo Rajoy). 
E’ appena il caso di evidenziare come, tradizionalmente, il  tasso di sindacalizzazione in questa regione e in questo settore siano stati sempre elevati (quasi il 90% della forza lavoro) e che questi sindacati, si sono trovata appiccicata addosso l’etichetta di “dissidenti” per la pratica di lotta “orizzontale” in netto “disallineamento” con le consegne delle centrali nazionali (UGT o CCOO).
La rivendicazione principale dei lavoratori è stata quella di  prendere in considerazione  il problema non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello ambientale,  prevedendo una riconversione industriale vera e propria che accompagni gradualmente la fine dell’estrazione del carbone e la sua sostituzione con economie  socialmente sostenibili per coloro che vivono di miniera.  Ovviamente la riconversione non è più in discussione ma la situazione sta diventando tragica.
Ad oggi tutte le sovvenzioni sono state utilizzate per garantire i salari  e la manutenzione delle attrezzature, ma non la riconversione del settore. Risultato, quando l’attività estrattiva avrà definitiva  conclusione (e ciò è certo)  i padroni conserveranno il loro denaro e i loro privilegi mentre le Asturie saranno completamente destabilizzate: i lavoratori e gli abitanti  dovranno “lasciarla” o accettare di sopravvivere con pensioni ridicolmente basse (per quelli che potranno beneficiarne).
Di fronte a questa minaccia lo sciopero si è diffuso rapidamente ad altre aree minerarie (Leon e Aragona) e ad altri settori (trasporti e cantieri navali). I minatori sono perfettamente consapevoli del fatto che i tagli annunciati  sono in realtà una condanna del settore minerario. Le centrali termiche esistenti, poi, dovranno per il futuro basarsi sul carbone importato che è meno costoso perché proveniente da paesi dove la mano d’opera lavora nelle peggiori condizioni e con salari da fame (principalmente la Cina).  La collera dei minatori è ancora più grande in quanto,  rispetto agli ultimi anni,  i famosi aiuti governativi si sono  “persi” nel labirinto delle Amministrazioni (ma probabilmente non persi per tutti).
Dal 28 maggio una decina di minatori sta occupando  due gallerie di superficie mentre lo sciopero è massiccio e illimitato. Quelli che  si sono trovati  a Madrid per protestare sono stati “salutati” da parte della polizia con cariche e tiri di “flash-ball” che tuttavia non hanno alcun altro effetto se non quello di accentuare la determinazione degli scioperanti.
Nelle Asturie infatti hanno avuto luogo degli scontri molto violenti fra scioperanti e polizia. Quest’ultima ha contato molti feriti fra le proprie fila circostanza questa che l’ha indotta a prodursi in esilaranti dichiarazioni tragicomiche attraverso due associazioni, l’USCG (Unione dei sottufficiali custodia civile) e la GCPD (Guardia Civile  per la democrazia – che cosa non si inventerebbero!!!) che:
– hanno espresso il loro “malessere nel conflitto minerario delle Asturie e del Leon che ha provocato feriti tra la guardia civile e la polizia nazionale” (e non tra i manifestanti?)
– hanno “riconosciuto che la Costituzione permette ai lavoratori di manifestare, soprattutto in un contesto di attacco ai loro diritti e di attacco alle condizioni economiche di tutti gli spagnoli” (compresi i poliziotti?)
Tuttavia, queste associazioni poliziesche “non comprendono l’utilizzo di metodi violenti da parte dei lavoratori” (è l’ospedale che se ne frega della carità …) ma trovano per alcuni di loro “logico e legittimo il ricorso a strumenti democratici per richiamare i loro diritti”  (può darsi che debbano porsi il dilemma di comprendere se i loro manganelli e i Flash-ball sono degli “strumenti democratici”). Resta il fatto che 250 agenti supplementari sono stati inviati per riprendere il controllo della situazione.
Nonostante questo, il 4  giugno, si è dichiarato in sciopero generalizzato il trasporto regionale, seguito il 7 dagli insegnanti  e dai lavoratori dei cantieri navali del Ferrol. Quattromila di loro hanno bloccato l’autostrada del Ferrol, occupato il municipio e la camera del Congresso prima di essere  espulsi “mnu militari”  da quelli che si sono autoproclamati rappresentanti della popolazione.
Malgrado tutte le agitazioni nei settori più disparati (miniere, cantieri navali, educazione, sanità, trasporti) i media hanno osservato un silenzio complice con un  potere che tuttavia  ha sempre avuto da fare con le Asturie e con i minatori.
La lotta dei minatori si attesta su un modello di lotta sociale già sperimentato nella Spagna del 1934 dove un’insurrezione guidata dal UGT e la CNT  fu  selvaggiamente repressa (oltre 2000 morti). Sempre nelle Asturie, nel 1962, iniziò un movimento di protesta che si diffuse a. tutte le zone minerarie, diventando il primo sciopero a livello nazionale sotto la dittatura franchista, sciopero che ebbe ripercussioni nello stesso anno fra i minatori provenienti da altri paesi (Francia  e Belgio) e che portò in Spagna ad un sostanziale miglioramento delle condizioni di lavoro,  alla caduta verticale del sindacato unico di regime (imposto dalla Franco) e la creazione di assemblee dei lavoratori che divennero il nuovo interlocutore dei datori di lavoro (assemblee che hanno poi dato vita commissioni operaie – CCOO).  Un anno dopo, Pablo Picasso immortalò questo sciopero con un disegno rappresentante una lampada di minatore. La memoria operaia ricorda: “La miniera è un campo di battaglia, di solidarietà,di lotta. I minatori, le loro famiglie, tutti gli abitanti del bacino minerario crescono comprendendo che la lotta è quello che forgia i lavoratori, la mutualità è quello che permette di sopravvivere e che ciascuno a bisogno degli altri in caso di problemi”. Trenta anni fa questo settore economico impiegava 53.000 minatori che oggi si sono ridotti a 7.900; la produzione è passata da 20 milioni di tonnellate annue e 8 milioni quest’anno.  I lavoratori non comprendono come il governo di Madrid, che sta preparando con l’aiuto dell’Europa ad iniettare centinaia di miliardi di euro nella ”Bankia” non possa sbloccare i 250 milioni di euro necessari per mantenere il loro lavoro.  In precedenza, gli aiuti al settore minerario erano stati ridotti di 600  milioni di euro. E ‘stata una decisione governativa che ha previsto un piano di tagli al badget di 37 milioni di euro (compreso quello per 10 milioni per l’educazione e la salute). La pillola è particolarmente difficile da digerire, e un nuovo appello è stato lanciato dai minatori in sciopero: “Noi dobbiamo essere un motore che mobilita, agita, diffonde e sensibilizza quante più persone possibile a favore della lotta contro il dispotismo bancario, contro la mafia finanziaria che succhia sangue e tira le fila.  Occorre che l’appello allo sciopero generale  dei trasporti previsto per giugno si ponga l’obiettivo di paralizzare Madrid
Questo appello è stato esteso ad altre regioni della Spagna che non sono necessariamente dei bacini minerari ma che sono solidali con i minatori. Per esempio Valencia dove una manifestazione di sostegno agli scioperanti ha avuto luogo dietro le bandiere rossonere, repubblicani e “stellati” (autonomisti) al grido di “Se Valencia è miniera, essa brucerà tutta intera”. NESSUN RIPOSO AGLI SFRUTTATORI – NESSUNA VACANZA ALLA LOTTA    

 
 

 

l’appuntamento è fissato per la fine del mese per una “marcia nera[iii]sulla capitale spagnola.

da Le Monde Libertaire  n° 1679     

 traduzione di n.s.

  [i] N.D.R.: un filmato sulla resistenza nel Leon il 13 giugno: http://www.youtube.com/watch?v=Avtqg_KjT28&feature=related

  [ii]N.D.R.: Che cosa sono i “flash-ball”?   Un filmato pubblicitario della ditta che li produce, veramente impressionante perché lascia solo immaginare l’effetto che producono http://www.youtube.com/watch?v=CnGoJop93jQ e una foto sugli effetti che hanno prodotto sparati a 18 metri di distanza.

  

   

[iii]N.D.R.: Che cos’è la “marcia nera”?   La “marcia negra” verso Madrid, composta da 180 minatori che sono partiti da posti diversi compresi tra le Asturie, Leon e Aragon, è cominciata la mattina del 22 giugno. La “marcia negra” verso Madrid, composta da 180 minatori che sono partiti da posti diversi compresi tra le Asturie, Leon e Aragon, è cominciata ufficialmente la mattina del 22 giugno, alle ore 10. Da Bembibre e Villablino, due paesini in provincia di Leon, sono partite due colonne, ciascuna da sessanta lavoratori.  Leon-Madrid, 487 chilometri di marcia .  Fino all’11 luglio, data in cui è previsto il nostro arrivo a Madrid, passeranno  su strade e autostrade …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *