Circa 4.000 morti e 29.000 feriti in un anno (11 morti e 800 feriti al giorno). Anche quest’anno migliaia di vittime dell’automobile. L’Ansa informa ambiguamente i cittadini, mitragliandoli con una marea di cifre tranne quelle che abbiamo ricavato.
Questi ammassi di plastica e ferro, del peso medio di 1.380 kg, solitamente vengono utilizzati per trasportare una singola persona, del peso medio di 65 kg. Anche per legge possono sfrecciare a 50Km orari nei centri abitati, a pochi centimetri da pedoni e ciclisti. Grazie all’obbligo di assicurazione (imposto dallo stato ed incassato da aziende private) ed al gran consumo di combustibili fossili (sempre più centrali fra le motivazioni geopolitiche della guerra permanente) costituiscono una delle voci di dissanguamento principale della gente (accanto alla casa, altra enorme bolla protetta accuratamente da mercato drogato e stato).
E’ utile inquadrare questa strage (che va avanti da trent’anni nella dissimulazione più vergognosa). Riportiamo un’estratto che indica alcune caratteristiche salienti della produzione di automobili. Quindi segnaliamo con un link un altro breve testo, a proposito delle battaglie, di retroguardia sindacale, per la difesa dell’industria dell’auto di qualche anno fa.
**************
[…]
L’automobile in quanto tale
Se affermiamo che l’automobile è una vera calamità sociale non è certo perché siamo inclini a romanticismi passatisti, ma perché si tratta di un particolare tipo di merce che non ha nessuna possibilità di comparire come elemento importante, seppure trasformato nella sua natura e nel suo utilizzo, nella società umana futura. Oggi invece, oltre a passare per importante, obbliga la società intera a modellarsi secondo le sue esigenze, che non sono di certo quelle degli uomini, anche se questi ultimi pensano di essere essi stessi a modellare il mondo, compresa ovviamente l’automobile.
L’impatto ambientale dell’automobile non è quello immaginato dalla maggior parte degli ecologisti, i quali preferiscono in massa le brodaglie moralistiche cucinate dai loro politicanti piuttosto che gli studi seri che alcuni tecnici scrupolosi e preoccupati per le sorti della biosfera hanno preparato nei dettagli. Non si tratta infatti di proporre automobili che consumano poco o che vanno a idrogeno, come quelle presentate dai comici (appunto!), si tratta di stabilire se l’umanità ha bisogno di questo aggeggio elevato a sistema oppure no.
Da quando l’uomo ha iniziato ad utilizzare un’energia diversa da quella animale, si è trovato di fronte al problema di ricavare dall’incremento di potenza più benefici di quanto “costi” la dissipazione di energia. Per esempio, la costruzione di una condotta d’acqua per far girare le macine di un mulino deve costare meno di quanto il mulino potrà produrre nel tempo di durata dell’impianto. In regime capitalistico il calcolo è basato sul valore, ma il problema del rapporto fra l’energia anticipata e quella ottenuta si affaccia in tutte le società, qualunque sia il modo di produzione che le esprime. Si tratta di leggi fisiche e l’ideologia non c’entra, o meglio: c’entra in quanto oggi la si utilizza per mascherare la vera natura del problema ecologico, che comprende quello dell’automobile (cfr. Controllo dei consumi, sviluppo dei bisogni umani).
Analizziamo dunque l’automobile nell’ottica del consumo di energia sociale. Il motore a scoppio, l’abbiamo visto, arriva a un rendimento massimo del 30%. Ciò significa che l’automobile, dopo che è stata fabbricata e messa in circolazione, butta via il 70% del carburante che usa per muoversi. Esso viene dissipato per la maggior parte sotto forma di calore e prodotti combusti, energia non recuperabile ai fini del moto. Le statistiche ci dicono che un’auto, quando si muove, trasporta in media 1,5 persone, nonostante sia progettata in genere per 5. Si sfrutta quindi l’energia del carburante a questi fini per 1,5/5, cioè per il 30%. Ora, il 30% di effettivo utilizzo per trasportare lo stupido bipede motorizzato, sul 30% del rendimento termodinamico, ci dà il 9% di rendimento calcolato su macchina e persone. Ma la macchina pesa una tonnellata, mentre 1,5 persone pesano circa un quintale, perciò il nostro 9% diventa 0,9% non appena teniamo conto che, oltre alle persone, l’automobile deve muovere la sua propria massa. Ecco un vero specchio del capitalismo: la specifica merce-auto, lavoro passato, morto com’è lavoro morto il Capitale, non serve che a sé stessa!
Ma questo è un calcolo ancora molto, molto imperfetto rispetto a quanto dicevamo sul rendimento dei sistemi. Nessuna società sensata terrebbe conto soltanto della dissipazione locale, senza badare alla dissipazione globale. Vi sono effetti non quantificabili (leggere un libro comodamente seduti sull’autobus invece di dannarsi nel traffico caotico evita sia il calo di rendimento sulle altre attività della vita che l’assunzione di medicinali per l’ulcera o la depressione del guidatore), ma ve ne sono di ben formalizzabili in modelli di simulazione, come l’intera dissipazione comportata dal ciclo produttivo, dal sistema di supporto, dalle infrastrutture, dall’effetto sull’ambiente. Un’automobile, per esempio, è formata da circa 10.000 componenti e solo il 30% di essi è prodotto nella “fabbrica di automobili”: per il restante 70% le parti provengono da molte altre fabbriche, spesso ubicate in diversi paesi lontani fra loro (con la crisi Fiat è in progetto la ristrutturazione dell’indotto che produrrebbe per la Germania). È il sistema mondiale delle comunicazioni a permettere il montaggio del prodotto finale. Perciò un’automobile, ben prima di essere messa su strada, ha già percorso, divisa in componenti, più della strada che farà in tutta la sua vita, a bordo di altri autoveicoli, treni, aerei, navi, i quali, a loro volta…
È fin troppo facile concludere che il sistema dell’automobile non solo ha rendimento assolutamente ridicolo – cosa comune a molti altri tipi di sistema – ma assorbe una quantità enorme di energia senza dare nulla in cambio, senza compensare questa dissipazione con una contropartita (come succedeva invece nell’esempio della condotta d’acqua), dimostrandosi utile soltanto alla mera valorizzazione insensata e ottusa del Capitale. Di fronte a una società senza automobile come sistema, a che potranno mai servire le smart logistic, le logistiche intelligenti, oggi al servizio della merce meno intelligente della storia?
[…]
Tratto da Quinterna
***********
I sinistri, l’automobile e voi
[…]
Io partirei dalla semplicissima constatazione che di automobili non bisogna costruirne di più, dato che, specialmente in Italia, ce ne sono fin troppe. Il mio dilemma parte invece dal fatto che nessuno parla dell’argomento dal punto di vista comunista, cioè senza cedere alla tentazione di ‘entrare nel merito’ e quindi abbassarsi a porgere suggerimenti ad Agnelli su come fare ‘di più e meglio’. A me sembra che non solo politici e sindacalisti, ma anche ultrasinistri durissimi e purissimi, stiano raggiungendo vertici un tempo creduti inarrivabili di tragi-farsesco attivismo ‘partecipativo’, nella migliore tradizione corporativa che fu fascista. Ci vorrebbero le severe e pedagogiche parole di un bambino (non a caso, nella favola) per svegliare tutti costoro al grido: ‘il re è nudo!’.
[…]
1 comment for “Anche quest’anno migliaia di vittime dell’auto”