IKEA Piacenza: lavoratori in lotta contro discriminazioni e repressione

Il sindacato è infuriato contro l’Ikea ​​in Italia

Giovedi, 10 gennaio 2013
Da sei mesi, i lavoratori del magazzino Ikea nella città italiana di Piacenza protestano per migliori condizioni di lavoro e il diritto di organizzarsi. Ikea ha risposto estromettendo 12 addetti protagonisti di picchetti. Questa settimana è avvenuto il primo passo verso una soluzione in cui le parti si sono incontrate al tavolo dei negoziati. Lunedì, i negoziati sono iniziati al Municipio di Piacenza tra i rappresentanti Ikea, cooperative di lavoro di magazzino e sindacati. Nel mese di ottobre, i lavoratori hanno condotto diversi scioperi con blocchi delle merci che forniscono circa 40 negozi Ikea in Europa meridionale. Secondo il sindacato S.I. Cobas sono discriminati gli addetti al magazzino di origine straniera. Ottengono posti di lavoro più pesanti e salari più bassi. Il carrellista Prince Jacob appartiene alla maggioranza dei 500 addetti al magazzino che hanno radici in Nord Africa.
“È un lavoro duro, ma si guadagna poco. Devo lavorare a tempo pieno per mantenere la mia famiglia. Ma possiamo lavorare solo sei ore al giorno, mentre altri lavorano fino a dodici ore”, dice Prince Jacob: “ho, quindi, cercato di bloccare le spedizioni coi miei compagni”.
I lavoratori del magazzino e attivisti solidali hanno in diverse occasioni, da questo autunno, tentato di bloccare la circolazione delle merci al magazzino. “La nostra lotta è stata accolta con azioni violente da parte della polizia”. Circa 15 persone sono state ricoverate in ospedale. La risposta di Ikea è stata

Lavoratori dell'IKEA di Piacenza in sciopero

quella di sospendere i 12 lavoratori che hanno agito attuando i picchetti. Quasi tutti erano membri del sindacato S.I. Cobas. “E’ stata una misura di repressione. Ikea fa di tutto per ostacolare la nostra attività. Richiediamo che i nostri compagni possano riprendere il proprio lavoro”, dice il portavoce del sindacato Roberto Luzzi.
Valerio Di Bussolo, PR manager di Ikea in Italia, dice che i lavoratori sono stati sospesi perché hanno deliberatamente sabotato il lavoro nel magazzino e l’estromissione non ha nulla a che fare con l’appartenenza a un sindacato. “Facciamo tutto il possibile per rispettare le leggi e gli accordi. Abbiamo detto che una parte dei lavoratori sospesi possono riprendere il proprio lavoro. Ma ci sono alcune altre questioni che dobbiamo negoziare”, ha detto. I blocchi delle merci a Piacenza non sono durati abbastanza a lungo da provocare una qualche significativa perdita di profitto, ma Valerio Di Bussolo ammette che il marchio Ikea è stato danneggiato. “E’ tornata ad essere un’azienda di successo ma quando sorgono conflitti Ikea è spesso sulle prime pagine”, dice Valerio Di Bussolo.
Grande attenzione

Dopo l’intervento violento della polizia, il conflitto ha attirato molta attenzione e ha portato a sostenere le proteste fuori dai negozi Ikea di tutta Italia. Nel novembre c’è stata anche una protesta più piccola all’interno di un reparto di negozio IKEA a Stoccolma. La battaglia dei lavoratori è diventata una questione importante simbolico poiché Ingvar Kamprad è una delle persone più ricche del mondo, dice Luigi da parte del network di sinistra Clash City Workers. “L’Ikea ha un’immagine progressista, perché molti credono che trattino bene i loro lavoratori. Questo è completamente sbagliato. Ikea non rispetta i diritti dei propri lavoratori e si oppone al sindacato.”

Eigil Söderin

(tradotto dallo svedese dall’articolo originale)

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