Il sindacalismo rivoluzionario e libertario inizia a organizzarsi in Italia nei primi anni del Novecento sulla base delle teorie e delle pratiche del sindacalismo d’azione diretta francese.
Queste concezioni, espresse con chiarezza nella Carta D’Amiens della CGT francese e negli interventi di Pierre Monatte al Congresso Internazionale di Amsterdam del 1907, definiscono il sindacato rivoluzionario come:
- Fondato sull’azione diretta dei lavoratori;
- Autonomo da qualsiasi partito o forza politica;
- Autosufficiente nella sua progettualità rivoluzionaria;
- In grado di costruire da subito una economia e una società alternative rispetto all’esistente e fondate sull’autogestione, la solidarietà e il mutualismo.
Concezioni e posizioni inconciliabili con quelle della nascente Confederazione Generale del Lavoro egemonizzata dai socialisti legalitari e riformisti.
Viene dunque, nel 1912, costituita l’Unione Sindacale Italiana ad opera di Camere del Lavoro e di sindacati di mestiere su posizioni rivoluzionarie.
Dal 1912 al 1926 (anno in cui viene sciolta d’autorità dal fascismo) l’USI è sempre all’avanguardia delle lotte dei lavoratori, particolarmente nel “Biennio Rosso” (1919-1920) quando queste assumono un carattere rivoluzionario con l’occupazione delle fabbriche. Spinta rivoluzionaria che viene sabotata dalla C.G.d.L e dal partito socialista che conducono il movimento operaio alla sconfitta e aprono le porte al fascismo.
Nel secondo dopoguerra l’USI non viene subito ricostituita perché molti sindacalisti libertari aderiscono alla C.G.I.L. unitaria. Solo alla fine degli anno ’40 diventa chiaro il carattere gerarchico, burocratico e collaborazionista di questa confederazione, egemonizzata dal partito comunista.
Nel 1950 viene dunque ricostituita l’USI, molto ridimensionata rispetto al prefascismo e anche rispetto a quello che avrebbe potuto essere nel 1945, ma coerente con i principi statuiti nel 1912.
E’ questa l’Unione Sindacale che è arrivata all’oggi – attraversando anche momenti difficili – e che nel 2012 celebrerà il suo centenario. Un sindacato libertario e rivoluzionario; federalista e antiburocratico; antagonista e conflittuale rispetto alla società capitalista; autogestionario, solidarista e mutualista.
Un sindacalismo, il nostro, che si contrappone con decisione al sindacalismo concertativo e subalterno alle scelte padronali delle confederazioni di stato CGIL-CISL e UIL ma che si vuol distinguere dalle ambiguità di gran parte del sindacalismo di base che – nato con grandi aspirazioni all’inizio degli anni 90 (conflittualità radicale, democrazia di base, ecc.) – oggi riproduce in piccolo molte delle peggiori caratteristiche dei sindacati istituzionali (burocrazia, gerarchia, inamovibilità dei dirigenti, ecc.) all’interno di un processo degenerativo che continua e si aggrava.
Un sindacalismo, il nostro, che si articola su organizzazioni di categoria e che coniuga
- La difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro
- Le lotte sociali e ambientali
- Lo sviluppo e la sperimentazione di pratiche autogestionarie, solidali e mutualiste, dedicando a queste ultime l’attività irrinunciabile di un sindacato di settore: USI Arti e Mestieri AIT.
Questi sono, in estrema sintesi, i capisaldi delle nostre concezioni sindacali e che, nelle lotte e nelle pratiche di ogni giorno, cerchiamo coerentemente di mettere in pratica.
la redazione