L’assistente di Hillary Clinton direttamente a capo di Amnesty International USA – e l’Iran?

A proposito della nuova stagione dei macelli “umanitari”, il 2 gennaio la giovane assistente di Hillary Clinton si è insediata direttamente a capo di Amnesty International USA (continuando ovviamente a fare l’assistente della Clinton). La decisione era stata annunciata a novembre,  dopo il primo macello compiutamente “umanitario”, l’ttacco alla Libia.

La Nossel è assitente di Hillary Clinton dal 2009 ed è nota, oltre che per la fondazione del sito Democracy Arsenal, per aver rivendicato fin dal 2004 la maggiore efficienza dei progressisti nella conduzione della guerra globale, con un articolo dal titolo Smart Power sulla rivista Foreign Affairs. Quasi superfluo indicare che nella sua folgorante carriera la Nossel è passata anche per l’altra grande macchina delle nuova guerra umanitaria globale, Human Rights Watch.

Scriveva la Nossel nel 2004 sul Foreign Affairs:  “Dopo l’11 settembre,  i conservatori hanno adottato gli orpelli dell’internazionalismo liberale, che implicano la retorica dei diritti umani e della democrazia in una strategia di unilateralismo aggressivo. Ma l’imperiosità militante dell’amministrazione Bush è fondamentalmente incompatibile con gli ideali che sostiene di invocare. Per reinventare l’internazionalismo liberale del  XXI secolo, i progressisti devono strapparlo dai politici repubblicani che l’hanno applicato scorrettamente“.

Annunciava la Clinton nel momento del suo insediamento nel 2009: “Dobbiamo usare quello che è stato chiamato smart power, la gamma completa di strumenti a nostra disposizione -diplomatici, economici, militari, politici, legali e culturali – scegliendo lo strumento giusto, o combinazione di strumenti, per ogni situazione. Con lo smart power la diplomazia sarà all’avanguardia della nostra politica estera. Questa non è un’idea radicale. L’antico poeta romano Terenzio ha dichiarato che ‘in ogni sforzo, il corso conveniente per gli uomini saggi è quello di provare prima la persuasione.’ La stessa verità lega anche le donne.”

Vista l’escalation in corso in questi giorni, merita di essere citato il personale impegno della neo direttrice di Amnesty International USA nella preparazione dell’attacco all’Iran: eccola ad esempio in un video mentre annuncia l’allestimento del monitoraggio per i diritti umani sull’Iran alla conferenza del NIAC (National Iranian American Council);  d’altronde anche la sua prima creaturina, Democracy Arsenal, esorta all’attacco ( Prossima fermata Iran ) , aprendo la strada al ben più pesante incitamento del Foreign Affairs di gennaio/febbraio (E’ tempo di attaccare l’Iran).

Accanto alla “retorica diritti umani”, c’è la principale argomentazione che supporta l’urgenza dell’aggressione multilaterale e “democratica” all’Iran:  “il pericolo che costruisca una prima bomba nucleare”.   Ebbene, per meglio  inquadrare il significato strategico militare di quest’argomentazione è utile ascoltare il fisico nucleare dell’Università di Pisa Massimo De Santi:

 

 

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