INTERVISTA AD UN COMPAGNO GRECO

INTERVISTA AD UN COMPAGNO GRECO
 
La situazione greca viene da noi  percepita come gravissima e quasi senza via d’uscita. Evidentemente non può essere arrivata a questo punto da un momento all’altro e non si può trattare solo dei risultati di operazioni speculative internazionali o della persecuzione degli organismi monetari e finanziari europei. Ci sono le cause strutturali alla base di tutte le crisi che ciclicamente colpiscono le economie capitaliste e che – in questa fase – producono effetti disastrosi su quelle più deboli. Effetti che in Grecia, come in Italia, sono devastanti per i lavoratori e per i ceti sociali più svantaggiati.
Che risposte sta dando la popolazione greca? Quanti scioperi generali e che livello di mobilitazione c’è stato e c’è? Ci sono segni di stanchezza?
Negli ultimi due anni si calcola in Grecia ci sono stati 24 giorni di sciopero generale, 105 manifestazioni, 13 blocchi del lavoro, e per la prima volta dopo 19 anni, il giugno del 2011, è stato proclamato uno sciopero generale di 48 ore. Inoltre per 67 volte dalla metà del maggio scorso fino alla fine del luglio, migliaia di persone si ritrovavano ogni giorno nella centralissima Piazza Sintagma ad Atene e ad altre piazze del paese per protestare contro le misure proposte e approvate dal governo Greco. Qui si dovrebbe aggiungere altre mobilitazioni, come quella in corso all’acciaieria “Chaliburgia Ellados”, contro licenziamenti, tagli ai salari, delocalizzazioni o chiusure di imprese. La manifestazione del 5 maggio 2010, giorno in cui veniva approvato il primo Memorandum, i due giorni di sciopero generale il 27 e il 28 giugno 2011 e la manifestazione del 12 febbraio 2012, sono state tra le più grandi manifestazioni pubbliche realizzate dopo il ripristino della democrazia parlamentare in Grecia (1974), con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone che hanno sfidato la polizia e l’uso di violenza da parte di questa, restando in piazza nonostante i lacrimogeni lanciati e i raid della polizia antisommossa. Il peggioramento di tutti gli aspetti della vita della maggioranza della popolazione, risultato di un anno e mezzo di politiche di austerità, ha avuto conseguenze anche sulle mobilitazioni. La partecipazione agli scioperi di febbraio era palesemente ridotta, presumibilmente perché i pesanti tagli ai salari resero insostenibile l’ulteriore perdita di reddito, mentre la manifestazione del 12 febbraio, svoltasi in un giorno festivo e soprattutto il giorno in cui sarebbe votato il secondo Memorandum, è stata molto partecipata.
Di sicuro ci sono segni di stanchezza dovuti al cambiamento rapido delle condizioni di vita, però questo non significa la fine delle manifestazioni di piazza. Inoltre queste manifestazioni diventano anche un modo per manifestare il proprio dissenso quando non ci sono gli spazi per farlo nel proprio luogo di lavoro (se hanno un posto di lavoro).
Nello stesso tempo, c’è anche un tentativo di autorganizzazione per bloccare il pagamento dei pedaggi nelle autostrade o la nuova imposta sugli immobili incorporata nelle bollette della corrente elettrica (una alta percentuale della popolazione possiede una casa in proprio).
La crisi di governo e la nomina di un esecutivo tecnico – come in Italia – ha cambiato qualcosa?
L’esecutivo di Papadimos è stato formato per perseguire la politica gia avviata dal precedente governo del PASOK (partito socialista); il governo non può essere chiamato “tecnico”, in effetti si tratta di un governo di coalizione formato dalle forze che formavano il “blocco del memorandum” cioè il PASOK, la Nuova Democrazia (centro-destra) e LAOS (destra populista) per far approvare il PSI (l’haircut del debito greco e la sostituzione delle obbligazioni greche con nuove di durata di trenta anni e con un tasso d’interesse variabile); inoltre deve approvare le nuove misure chieste dalla trojka per “sborsare” il nuovo prestito: tagli ai salari (20% del salario minimo) e alle pensioni; cambiamento del lavoro del diritto per “favorire” gli investimenti e cambiamenti strutturali dell’economia greca (“liberalizzazioni”). In questo senso c’è -una perfetta continuità tra i due governi. Il problema per il “direttorio” europeo era che il governo del PASOK era troppo logorato nell’interno e screditato all’estero per i suoi tempi considerati troppo lenti. Inoltre volevano coinvolgere nell’attuazione delle “riformi” anche Nuova Democrazia per garantire una continuità in caso di cambiamento di governo.
C’è una crisi della politica tradizionale o c’è solo un chiamarsi fuori tattico dei partiti?
La crisi del sistema politico c’è veramente e si vede sia nei sondaggi (in quanto possono essere considerati credibili) e anche nelle manifestazioni in piazza Sintagma l’estate scorsa. Questo è il motivo per cui si è tirato fuori il partito di LAOS che ha abbandonato il governo e si è astenuto dalla votazione per il nuovo accordo. In questo momento la seconda forza parlamentare è costituita dai deputati indipendenti che sono stati “epurati” dal PASOK e la Nuova Democrazia per non aver votato i memorandum 1 e 2 e molti provvedono una frammentazione del sistema dei partiti nelle prossime elezioni.
Quali sono state le conseguenze più devastanti sui lavoratori greci?
I tagli ai salari che hanno comportato una drastica riduzione del loro potere d’acquisto; l’aumento dell’età pensionabile; l’imposizione di nuove tasse imposte, soptattutto per i salariati e i piccoli proprietari; I tagli al welfare (ospedali, assicurazione medica, scuola, università); e soprattutto l’aumento della disoccupazione dal 10% al 20,9% nel giro di meno di due anni!
Quale è l’atteggiamento dei sindacati e delle forze di sinistra istituzionali?
Il partito comunista greco (KKE) e il suo braccio sindacale (PAME) propongono la costruzione di un potere popolare per uscire dalla Eurozona e la UE e una specie di sviluppo autonomo, basato sullo sviluppo delle forze di produzione che possiede il paese; SYRIZA (una coalizione di forze di sinistra) propone una moratoria al pagamento del debito; la riorganizzazione dell’assetto produttivo greco che potrà garantire lo sviluppo e il pagamento del debito; e la cancellazione del debito “cattivo” (non conosco la parola giusta per descrivere la parte del debito considerato illegale). Altri gruppi di sinistra, come per esempio ANTARSYA, chiedono la cancellazione unilaterale del debito da parte della Grecia e una serie di misure, come nazionalizzazioni, per promuovere lo sviluppo autonomo del paese.  
Quale è il radicamento delle avanguardie rivoluzionarie e di classe?
La Grecia non ha lunga tradizione di lotte autonome di classe e il modo in cui è strutturato il sindacato non favorisce, in verità esclude, la possibilità di formazioni di confederazioni sindacali al di fuori di quelli ufficiali. Comunque negli ultimi anni sono sorte molte realtà di base su iniziativa del movimento antiautoritario/anarchico e di gruppi della sinistra extraparlamentare, come i sindacati nel settore della ristorazione, dei corrieri (pony express), dell’editoria, dei mass media, dello spettacolo etc. Inoltre persone che provengono dalle stesse aree politiche  sono molte attive nelle varie assemblee di quartiere create dopo la rivolta di Dicembre 2008 e rivitalizzate dopo il movimento delle piazze l’estate scorsa. Nonostante ciò non si potrebbe dire che le idee rivoluzionarie sono dominanti nel movimento, perché il nazionalismo soprattutto di sinistra resta egemone.     
Per finire, abbiamo sentito dell’esperienza di autogestione all’ospedale Kilkis. Prosegue? Ci sono altri casi del genere?
Fino a questo memento l’esperienza dell’ospedale di Kilkis rimane unica. C’è stato un timido tentativo di “autogestione” durante lo sciopero (che continua) nella rete televisiva “ALTER” (rischia la chiusura e i dipendenti sono stati senza stipendi per mesi) che per un periodo (prima dal blocco della frequenza da parte del proprietario) ha trasmesso una specie di “programma alternativo” presentando le richieste dei lavoratori e presentendo lotte o interviste di lavoratori che si trovano in condizioni simili a quelle dei lavoratori di “ALTER”; inoltre i redattori del giornale “Eleftherotipia” (che per anni è stato il più importante giornale de centro’sinistra), anche loro senza stipendio per sei mesi, in rischio di licenziamenti di massa e in sciopero da dicembre scorso, hanno pubblicato un foglio “alternativo” e stanno di pubblicare un secondo, ma è difficile dire che la loro è una situazione di autogestione.  A Salonicco (seconda città della Grecia) c’era un ristorante autogestito ma non sono sicuro se funziona.

Intervista ad Achille K. – Febbraio 2012

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