100 ANNI DI USI-AIT – Intervista da CNT n.391 7/2012

Nel 2012 si compiono i cento anni della creazione ufficiale dell’Unione Sindacale Italiana (USI-AIT). A partire da questa data così rotonda, un gruppo di compagni ha messo in piedi l’organizzazione di una mostra che si faccia carico di una doppia espressione: da un lato, un omaggio senza volto alla lotta portata avanti dagli anarcosindacalisti nello stato italiano, e dall’altro, l’idea che l’esperienza autogestionaria possa essere messa in pratica in qualsiasi attività. Mariana David e Sergio Ramiro, membri della piattaforma che lavora al progetto, hanno risposto alle nostre domande.

Redazione: Su quali principi si basa il progetto?

 

Mariana David e Sergio Ramiro: E’ un progetto di omaggio all’anarcosindacalismo, e perciò abbiamo preso molto dai suoi principi: l’autogestione, la critica al capitalismo e allo Stato e una cultura in omaggio agli ideali anarcosindacalisti, e che al tempo stesso raccolga il principio della libertà dell’artista e della libera espressione dell’idea.

 

R.: Come è nato il progetto, e dove si realizzerà?

 

M.D. e S.R: In Italia, di sicuro. Questa iniziativa nasce da una visita di un compagno della USI a Madrid [Gino Ancona, segretario nazionale dell’USI Arti e Mestieri AIT] , nel dicembre dell’anno scorso. Venne alle Giornate dell’Economia Alternativa (Madrid, dicembre 2011) insieme ad un altro compagno [Claudio Focarazzo, dell’USI Arti e Mestieri AIT] antropologo [E.C.: archeologo] . Alla radice di questa visita vi era il 100 anniversario della nascita dell’USI e l’idea di farle un omaggio, un progetto a partire dalle arti visive in cui si possa riflettere su questi valori. Più che uno sguardo storico, un ridare valore al presente. E allora si è cominciato a parlare tra compagni: l’idea riscuoteva molto successo, si è unita man mano sempre più gente, artisti, committenti, antropologi, gente di architettura. Il gruppo è andato crescendo, e siamo andati in cerca di una modo – dato che molti sono in Italia e in città differenti – per poterci coordinare e per dar corpo a questo progetto ambizioso, in forma collettiva, orizzontale, basandoci sull’autogestione: nello scambio di idee, di tempo, di sforzo… All’inizio abbiamo fatto una lista di artisti ai quali il progetto poteva interessare per la diffusione del proprio lavoro. Tra di loro Oliver Ressler, cineasta documentarista, il neozelandese Daniel Malone, il duo Mona Vatamanu e Florin Tudor, Rosanna (Rossella) Biscotti, il Gruppo Democracia, Santiago Sierra. Ci sono contributi non solo da Spagna e Italia, abbiamo conquistato anche l’entusiasmo di artisti internazionali. E più che allestire solo una mostra, vogliamo che questo sia il pretesto per creare legami e piattaforme che portino a nuove collaborazioni, sempre nel solco degli ideali libertari.

Una qualità che vogliamo sottolineare è che questo progetto rompe con le équipe di lavoro del mercato dell’arte, in cui vi sono committenti, il critico che parla di arte, l’artista che la produce e la lascia lì e spera che altri ne parlino. Di norma non c’è dialogo tra critico, artista e committente. E’ una qualità quella di essere un gruppo unico che lavora insieme, che è in dialogo permanente e che crede in qualcosa che in fin dei conti può trasferirsi nell’ambito dell’anarcosindacalismo, in cui lavoratori di diversi settori si riuniscono per lottare in quella che ritengono essere una lotta comune. In questo caso tutti stanno lavorando per questo progetto comune.

 

R: Non è solo una mostra, ma un evento in grande stile, con tavole rotonde, mostre e un sacco di gente che si riunisce per scambiarsi impressioni e progetti.

 

M.D. e S.R.: Si, bisogna dare enfasi al carattere internazionale del progetto. E’ chiaro che vogliamo rendere un omaggio, ma anche che si vuole che questa mostra sia un pretesto per continuare a lavorare per generare altri contatti, altre collaborazioni, e che si facciano conoscere progetti esistenti e anche progetti in cantiere, che possano nutrirsi e trovare modo di realizzarsi. Come diceva Sergio, non ci sono committenti, tutti stiamo contribuendo con ciò che possiamo in termini di energia, tempo, saperi. Abbiamo creato un blog a partire dal quale riverseremo idee e le concretizzeremo; uno strumento che documenti tutto il processo e contemporaneamente dove si confrontino le idee e si vada a dar forma al contenuto della mostra e degli eventi.

Massimo Mazzone è un accademico che viaggia molto per tutta Europa e il suo merito è quello di aver ottenuto spazi in varie città d’Italia. La data che si sta profilando e che coincide con l’anniversario dell’USI è l’ultima settimana di novembre, 25 e 26…Tutti d’accordo sul fatto che è una buona data perché ci dà tempo sufficiente per svilupparlo. Il sito per ora è Roma (risate), prima era Carrara, poi Milano…e tuttavia terremo progetti connessi con quest’evento altrove: Genova, Carrara…Sta ancora prendendo forma. Ci stiamo organizzando come fossimo cellule per far sì che la cosa cresca al di là del nucleo della mostra. Si era parlato anche di Barcellona, Manchester… Manca la fase di realizzazione concreta.

Un’altra cosa su cui siamo d’accordo è la necessità di un fondo comune, sempre attraverso l’autogestione. Stiamo organizzando delle giornate a La Tabacalera (Madrid) per settembre. Dobbiamo gestire un fondo più sostanzioso che se la mostra fosse in Spagna, per cui stiamo valutando quali metodi possono portarci a reperire un po’ di denaro, e una delle proposte è quella di realizzare in qualche spazio delle giornate per far conoscere il progetto, e di passaggio che alcuni artisti che partecipano alla mostra realizzino un qualche spettacolo o intervento durante le giornate (recital di poesia di autori libertari, performance di Santiago Sierra, brani di video organizzati dal Gruppo Democracia, concerti di gruppo…). Ad ogni modo, una parte importante del finanziamento si spera che arrivi a partire da un crowdfunding – forse su goteo.org. Abbiamo già vari artisti che collaborano, pronti a mettere a disposizione materiale per poter reperire tali fondi. Come funziona il goteo, offrendo qualcosa ai donatori.

 

R: Uno dei progetti è un museo archeologico autogestito.

 

M.D. e S.R.: Dario [ Gaviglio aderenti all’ USI Arti e Mestieri AIT] è un architetto [ E.C.: archeologo] che da 30 anni e più scava nella zona del Piemonte, in Italia, trovando cose meravigliose. Tutto ciò che veniva raccolto dalla sua squadra e da lui lo passavano allo Stato, come impone la legge, ma ad un certo punto smisero di farlo perché tutto andava a finire in cantine, a marcire, se non direttamente sul mercato nero. Ciò che vuole Dario è fondare un museo archeologico del popolo e per il popolo. Hanno dei reperti incredibili. Forse la partecipazione di Dario sarà una presentazione dal vivo, attraverso diapositive. Vedessi la passione che ci mette nel descriverti i pezzi che ha trovato… E’ una collezione che vuole mettere a disposizione di chi voglia avvicinarsi, vuole inoltre costruire uno spazio dove poter conservare per bene le opere, un luogo dove ricercatori e studenti possano ritrovarsi. E questo, attraverso collegamenti con produttori locali biologici, per stimolare l’economia locale.

Infine, molti progetti che vogliamo diffondere e che vale la pena conoscere e che vadano avanti. Come, per esempio, Santiago Cirugeda che da sei anni porta avanti le ricette urbane, con centinaia di persone coinvolte e che è andata crescendo fino a diventare una grande comunità. Potrebbe capitare che a partire da questo omaggio si metta in cantiere qualcosa di grande.

Il progetto di Santiago Sierra è in fase di preparazione, così come quello del Gruppo Democracia…Anche i Poupeès Electriques parteciperanno, hanno una proposta a partire dagli archivi di Carrara per creare una nuova opera. Siamo a questo punto.

Non vogliamo fare un omaggio nostalgico, ma una cosa che sia come l’anarcosindacalismo, un’arma carica di futuro. Non vogliamo che sia un evento isolato. Non una mostra e basta, ma che serva per continuare a costruire alternative e ampliare reti. In questo periodo la lotta nelle strade è veramente necessaria, ma lo è anche nell’ambito culturale: propagare l’idea della lotta attraverso gli atenei, le proposte orizzontali autogestite; anche in un progetto di grande impostazione come questo è assolutamente possibile.

Si tratta di generare una cultura visiva alternativa, critica verso la cultura, verso ciò che abbiamo attorno, verso il sistema di potere. Viviamo in una cultura retinica e siamo invasi da informazioni visive e questa è una spiegazione dell’ignoranza. Poiché c’è troppa informazione, la gente non è più informata. La cultura visiva che predomina è formatrice di ideologia e opinione. Dal mestiere artistico può nascere controcultura in questo senso: offrire una cultura visiva che non sia quella predominante. L’arte contemporanea non è solo aste da Christie’s, Jeff Koons e Damian Hirst. Il mondo dell’arte è totalmente saturato dalle istituzioni, pubbliche e private. E’ importante non tanto sognare altre forme d’arte, ma piuttosto altri canali di consumo, diffusione e riproduzione. Va benissimo il dialogo, ma è anche il momento dell’azione, di realizzare le idee. Questo fa parte della filosofia che ci muove, e speriamo di poterlo realizzare.

 

Altre info su http://100annidilottaanarcosindacalista.wordpress.com/
Puoi leggere l’intervista in lingua originale su cnt.es (prima pagina supplemento Cultura)
Traduzione dallo spagnolo a cura di USI Arti e Mestieri AIT www.artiemestieri.info


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