I lavoratori dell’arte occupano il PAC di Milano

per “recuperare il valore sociale dell’arte”

 

 

– Documento dei Lavoratori dell’Arte –

L’assenza di un’etica professionale, la totale incapacità di stabilire criteri di valutazione obiettivi per il riconoscimento degli operatori culturali, l’organizzata mancanza di ricambio generazionale, l’imperante esaltazione del singolo a discapito di forme lavorative che innescano processi collaborativi ed infine la sistematica disattenzione verso pratiche che non perseguono obiettivi economici e di mercato, non solo hanno determinato! in Italia un sistema incapace di aprirsi al men che minimo cambiamento, ma hanno anche generato processi irreversibili di de-professionalizzazione, creando i presupposti per una pericolosa separazione tra sfera pubblica e produzione culturale. Di più. La costante attuazione di queste modalità spesso invalida ogni tipo di opposizione, soffocando la fiducia nel cambiamento e rendendo vano ogni sforzo per perseguirlo.

In risposta all’attuale situazione sopra descritta, i lavoratori del settore hanno messo in discussione i processi istituzionali di produzione culturale, sollevando le problematiche del rapporto tra arte e sfera pubblica. L’incapacità delle istituzioni di creare un sistema in grado di favorire le nuove generazioni ha dato vita alla nascita di gruppi autonomi e auto-organizzati, al fine di fornire alternative reali ed evidenziare i limiti e le mancanze delle istituzioni stesse.

Crediamo che il sistema all’inte! rno del quale lavoriamo e produciamo cultura sia da ripensare in modo radicale.

Tutti constatiamo che la nostra vita di lavoratori è estremamente precarizzata. Investiamo di tasca nostra per acquisire un alto livello di formazione, maturando una grande aspettativa che è frutto delle nostre conoscenze, del nostro spirito critico e delle nostre presunte libertà individuali. Sempre di tasca nostra investiamo per mettere in pratica il meglio che sappiamo fare, così da ritagliarci un ruolo di prestigio nel sistema dell’arte. Aspettiamo che questo sistema ci riconosca un’economia, che ci permetta di produrre in modo indipendente e nel rispetto della libertà d’espressione, anche al di fuori di un’ottica di accumulo e profitto. Questo diritto non ci viene corrisposto ma non ci viene neanche negato di principio. Qui comincia lo sfruttamento: investiamo per salvaguardare il nostro ruolo e in cambio veniamo pagati per una miriade di so! tto prodotti di ciò che sappiamo fare. Sotto prodotti che vanno a comporre il vero mercato dell’industria culturale.

Non siamo dei veri e propri esclusi, perché il fatto stesso di essere esclusi è il vero business!

Viviamo nell’attesa di oltrepassare una soglia, di entrare nella stanza dei diritti condivisi, della legittimità di un’espressione indipendente, senza capire che quest’anticamera è il sistema stesso: non c’è niente oltre quella soglia. Ci hanno tolto i diritti senza che ce ne accorgessimo. Inconsapevolmente stiamo interpretando le condizioni del nostro sfruttamento. Subiamo la precarietà nell’attesa di qualcosa di più legittimo ma siamo noi stessi ad alimentare questa grande disattesa.

Perché accettiamo che questi aspetti siano secondari? Perché i lavoratori dell’arte fanno fatica ad identificarsi con le proteste degli altri lavoratori precarizzati?

Ricono! sciamo la produzione artistica e culturale come produzione comune, ovvero come frutto dell’incontro tra la singolarità e la dimensione sociale, cooperante e collettiva. Riteniamo che questa produzione comune debba essere affermata contro la sua appropriazione privatistica. Gli strumenti di questa ri-appropriazione devono essere nuove forme di reddito e un nuovo welfare. Un welfare che non è assistenzialista, ma che riconosce pienamente il carattere sociale, reticolare, comune dell’atto di creazione.

Dobbiamo riappropriarci dei nostri beni comuni, e dobbiamo saper esprimere questa istanza usando il potere dei linguaggi che possediamo.

Invitiamo tutti i lavoratori dell’arte ad aprire uno spazio di discussione, di azione politica e di espressione artistica, che diventi luogo dove reclamare i diritti ed elaborare un diverso immaginario di produzione culturale.

per approfondimenti:

http://www.undo.net/it/my/d903714347694af092af40046b9d45b2

 

La registrazione della diretta dal Pac di Milano:

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